L’incontro stampa a Roma con Pete Docter, regista del cartoon Disney Pixar “Inside Out”. Al cinema dal 16 settembre.
di Eva Carducci
Sembra uscito fuori da uno dei suoi film Pete Docter, il regista di “Inside Out”, il film Disney Pixar in arrivo il 16 settembre anche in Italia. Occhi grandi e azzurri, come quelli di Gioia, sguardo un po’ timido e impacciato che ricorda vagamente quello della Paura di “Inside Out”, nessuna traccia di Disgusto, Rabbia o Tristezza, gli altri protagonisti del film che ha contribuito a creare.
Come è nata l’idea alla base di “Inside Out”?
Osservando mia figlia, che fino a 11 anni non ha avuto problemi, poi ha passato la fase tra infanzia e adolescenza proprio come la protagonista del film, manifestando i comportamenti tipici di quell’età. Mi sono spesso chiesto cosa avesse in mente in quel periodo.
Perché avete scelto di rappresentare la mente in quel modo?
Abbiamo provato anche una nave e un teatro, con annesso dietro le quinte, ma non funzionava. Abbiamo pensato al centro di controllo, lo abbiamo testato e siamo convinti che fosse lo scenario migliore per le emozioni. Dovevamo rappresentare la mente umana poi, non il cervello. Quindi niente neuroni e simili!
Come mai 5 emozioni?
Prima di realizzare il film abbiamo parlato con tanti psicologi e scienziati, ognuno aveva la sua visione. Chi diceva che le emozioni erano 3, chi 27! Così ci siamo sentiti liberi di scegliere il numero che preferivamo.
Il messaggio di base è che le emozioni sono legate fra loro, e che non esiste gioia senza un po’ di tristezza…
Tutti quanti vorremmo avere una vita felice, siamo cresciuti con il lieto fine della Disney, ma non sempre nella vita va così. La motivazione per cui esistono anche altre emozioni oltre la Gioia è perché esse sono necessarie per affrontare le difficoltà della vita.
Un messaggio che arriva agli adulti ma come recepiranno il film i più piccoli?
Quando eravamo al 50% della lavorazione abbiamo fatto delle proiezioni di prova, a cui ha partecipato anche il figlio di uno degli impiegati Pixar. Aveva paura a tuffarsi dal trampolino durante le lezioni di nuoto. Dopo aver visto il film, una volta in piscina, non ha esitato e si è tuffato. La motivazione? Ha confessato al papà che al momento alla guida del centro di controllo c’era Paura, e che sapeva che sarebbe intervenuta Gioia in soccorso. Non c’è niente di meglio per noi che sapere che il messaggio del film è arrivato e che venga applicato per superare gli ostacoli della quotidianità.
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