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“Tutta colpa di Freud”: Marco Giallini alle prese col mal d’amore

Video conferenza stampa e interviste a Paolo Genovese, Marco Giallini, Claudia Gerini, Alessandro Gassman, Anna Foglietta e Vinicio Marchioni.

Arriva al cinema la nuova commedia di Paolo Genovese con Marco Giallini nei panni di uno psicologo alle prese con i dilemmi sentimentali delle tre figlie.

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Tre giovani donne sul lettino dello psicoterapeuta per risolvere i loro dilemmi e problemi sentimentali, ma che succede se lo specialista in questione è il padre? Accade in “Tutta colpa di Freud”, la nuova commedia corale di Paolo Genovese (già regista di “Immaturi” e “Una famiglia perfetta”), tratta, o meglio concepita, con il suo primo omonimo romanzo.

La storia è quella di uno psicanalista di mezz’età alle prese con tre casi sentimentali disperati incarnati dalle sue stesse figlie: una lesbica che decide di diventare etero; una 18enne che perde la testa per un 50enne sposato e una libraia che s’innamora di un ladro di libri.

Protagonisti del film Marco Giallini, Vittoria Puccini, Anna Foglietta, Laura Adriani, Alessandro Gassman, Claudia Gerini e Vinicio Marchioni.

Con “Tutta colpa di Freud” Genovese realizza una romantica e divertente commedia sull’amore e sulla famiglia con la psicanalisi solo sullo sfondo, a dispetto del titolo. Il tema della diversità (sordità e omosessualità) è trattato sempre in modo delicato e, nella storia interpretata da Vittoria Puccini e un bravissimo Vinicio Marchioni, anche commovente.

Grande difetto del film sono le continue musiche che invadono in maniera eccessiva e fastidiosa il terreno cinematografico senza alcuna utilità, come a voler scippare emozioni e atmosfere. Da segnalare nella (troppo) ricca colonna sonora del film il nuovo brano di Daniele Silvestri “Tutta colpa di Freud”, che fa da title-track.

“Tutta colpa di Freud” è nelle sale cinematografiche dal 23 gennaio, distribuito da Medusa in 400 copie.

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VIDEO INTERVISTE

Paolo Genovese

Paolo Genovese, intervista, Tutta colpa di Freud, RB Casting

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Marco Giallini

Marco Giallini, intervista, Tutta colpa di Freud, RB Casting

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Claudia Gerini

Claudia Gerini, intervista, Tutta colpa di Freud, RB Casting

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Alessandro Gassman

Alessandro Gassman, intervista, Tutta colpa di Freud, RB Casting

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Anna Foglietta

Anna Foglietta, intervista, Tutta colpa di Freud, RB Casting

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Vinicio Marchioni

Vinicio Marchioni, intervista, Tutta colpa di Freud, RB Casting

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VIDEO CONFERENZA STAMPA

Tutta colpa di Freud, Conferenza Stampa, con Paolo Genovese, RB Casting

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ALCUNI COMMENTI DELLA CRITICA

Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa
Al pari di Luca Miniero e Fausto Brizzi, Claudio Genovese è un regista di commedie che il pubblico (come si deduce dall’ottimo botteghino di Un boss in salotto) predilige. In quest’ottica dovrebbe funzionare bene anche Tutta colpa di Freud, dove il barbuto psicoanalista Marco Giallini si trova alle prese con tre figlie adorate e i loro problemi di cuore (…) Piccoli equivoci, alcune gag riuscite, interpreti accattivanti, ma la drammaturgia è televisiva e i personaggi restano abbozzati.

Paolo D’Agostini, la Repubblica
La storia gira e anche i piccoli ruoli funzionano (in particolare Vinicio Marchioni). Ma chi sa spiegare perché tante note stridono e stonano? Dipende solo da orecchio pigro, dall’abitudine a un altro Dna della commedia made in Italy?

Maurizio Porro, Corriere della Sera
L’arte della commedia trova in Genovese un autore attento, non banale né volgare, archistar di storie sentimentali complesse, a più voci, lamenti, affanni. Cast sciolto, andante con brio, dal pensoso Giallini alla De Niro a Claudia Gerini che tiene in equilibrio due famiglie con classe, dal Gassmann in Cliché deduttivo, alle tre fanciulle quasi in fiore, la luminosa Vittoria Puccini e le brave Anna Foglietta e Laura Adriani

Francesco Alò, Il Messaggero
Tratto dall’omonimo romanzo del regista. Bravo Genovese. Finalmente maturo.

Gianluca Arnone, Cinematografo.it
La presenza della psicanalisi resta sulla carta, sullo schermo è il trionfo dei cliché e dei dialoghi della marmellata.
Sei milioni di euro di budget (producono Mudusa e Lotus) investiti sull’internazionalità del brand. Tradotto: qualche esterno a New York, una Roma fichetta (tra via dei Coronari e Piazza Navona), un decor da catalogo Ikea, una colonna sonora ultrapop e very english (ma c’è anche un inedito di Daniele Silvestri). A proposito, l’uso delle canzoni è talmente smodato che Tutta colpa di Freud somiglia a un lungo videoclip interrotto ogni tanto dal film. Off il suono dell’Italia più vera, inquieta, arrabbiata.
Bene Giallini (simpatia e contegno) e Marchioni (muto e delicato), ma è un po’ tutta la storia tra quest’ultimo e la Puccini che funziona. Rivedibile il metraggio: dura due ore, scorre in 120 minuti.

Paola Casella, MYmovies.it
Da un soggetto pensato insieme a Leonardo Pieraccioni (del cui Un fantastico via vai è stato a sua volta coautore), Paolo Genovese ha tratto una sceneggiatura che mette insieme il meglio e il peggio del suo cinema: dal lato positivo ci sono la leggerezza di un tocco mai volgare, alcune battute davvero azzeccate, una costruzione narrativa fresca e la capacità di orchestrare un coro di attori che, nelle sue mani, tirano fuori il meglio. Dal lato negativo la narrazione in voice over sostituisce quella filmica (una voce che parla sopra le immagini non è la stessa cosa di un racconto per voce e immagini), la musica a palla fa da grancassa a tutte le scene clou, e la sitcom americana (per non dire lo spot televisivo) informa ogni sequenza: dunque ogni scena viene “chiusa” con una battuta, un abbraccio, un ammiccamento, un pollice sollevato. Genovese è talmente cosciente di questa compulsione da farne una gag all’interno del suo stesso film, senza però riuscire ad affrancarsene.

Antonio Bracco, ComingSoon.it
Indubbiamente lo sforzo di fare una commedia raffinata c’è e si vede. Dalla confezione alla fotografia, dalle musiche ai dialoghi, il film di Genovese si presenta come una commedia di classe superiore, anche grazie alla recitazione brillante di un gruppo di attori mai sopra le righe. L’inseguimento della finezza però a volte sfugge di mano al regista. In alcune scene la cui chiusura a effetto romantico danneggia la spontaneità dell’azione, mentre l’abbondanza di situazioni, seppur ben distribuite e legate insieme, allontanano un po’ troppo il finale.

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