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“Frozen”, il 25 marzo “lasciatevi raggelare il sangue nelle vene”

Il 25 marzo 2011 arriva nelle sale italiane distribuito da M2 Pictures, “Frozen”, il thriller scritto e diretto da Adam Green. Protagonisti della pellicola gli affascinanti Kevin Zegers (“Transamerica”, “L’alba dei morti viventi”, “Gossip Girls”), Shawn Ashmore (“X-Men”, “Rovine”) ed Emma Bell (“Dollhouse”, “Supernatural”, “The Walking Dead”).

Una normale gita in montagna si trasforma in un incubo agghiacciante per tre snowboardisti bloccati sulla seggiovia prima della loro ultima discesa. Quando i responsabili dell’impianto sciistico spengono le luci, il panico avvolge i tre man mano che si rendono conto di essere stati dimenticati lì, sospesi in aria senza alcuna via di fuga. Ben consci del fatto che l’impianto non riaprirà fino al weekend successivo, con i primi sintomi del congelamento e dell’ipotermia, sono costretti a prendere iniziative disperate nel tentativo di abbandonare la montagna prima di morire congelati. Ma si rendono presto conto con terrore che non è solo il gelo che devono temere.

Considerazioni del regista
Intrappolato in una landa desolata e ghiacciata. Appeso a 30 metri dal suolo. Niente a proteggerti dalla furia dell’inverno tranne i vestiti che hai addosso. Nessuno sa che sei lì. E nessuno tornerà prima di 5 giorni…

Essendo cresciuto vicino a Boston, da ragazzo non potevo permettermi di andare a sciare nelle località più di grido, come Stowe o Okemo Mountain nel Vermont. Invece mi trovavo ad arrangiarmi sulle piste del Massachusetts, impianti talmente piccoli che rimanevano aperti soltanto il fine settimana e che offrivano tre seggiovie sgangherate per raggiungere i livelli “facili”, “medi” e “da esperti”.

Lo sciatore squattrinato non poteva godere del fascino e dell’imponenza dei “veri” impianti, quelli che trovavi sulle montagne della East Coast o della West Coast, ma non avevamo scelta. Questo film nasce dal ricordo di quelle esperienze. Chiunque sia andato a sciare o a fare snowboarding, conosce bene quella sensazione di vuoto nello stomaco che ti assale quando improvvisamente la seggiovia si ferma, senza nessuna ragione apparente. Sebbene sia una regola non scritta non parlare dell’eventualità che non riparta più, e nemmeno pensare alla remota possibilità che ciò accada, non si può fare a meno di chiedersi: “come riuscirei a scendere?”

“Frozen” è un film dell’orrore che non spaventa e turba il pubblico con le tipiche convenzioni della violenza, il sangue e la tortura… ma con un’aura di terrore generale che ti ricorda insistentemente: “questo potrebbe accadermi davvero”. Anche chi non ha mai sciato potrà identificarsi con la paura dell’altitudine, con quella di morire congelati, che il film sfrutta per terrorizzare lo spettatore.

Questo film non farà ridere, gridare ed esultare un pubblico di appassionati dell’horror come il mio primo lavoro “Hatchet”, né sarà un sottile studio sul personaggio come la mia seconda opera “Spiral”. Al contrario, “Frozen” descrive una situazione cruda e inquietante: tre giovani nel tentativo disperato di sopravvivere a una situazione reale senza apparente via d’uscita. La mia speranza è che la prossima volta che a qualcuno capiti di trovarsi su una seggiovia che si blocca improvvisamente, pensi al mio film e che il pensiero gli faccia raggelare il sangue nelle vene.

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