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100autori e Milleproroghe

La nostra associazione non ha mai richiesto che venisse imposta al pubblico una tassa sul biglietto d’ingresso in sala. Da sempre sosteniamo la necessità di un prelievo di filiera sui proventi di tutti coloro i quali utilizzano le opere dell’audiovisivo: esercizio cinematografico, home video, network televisivi, internet e gestori telefonici.

Per quanto riguarda le sale, la nostra posizione è sempre stata quella di un prelievo percentuale sul costo del biglietto, così come avviene in Francia dove si applica la quota del 10,9. O addirittura l’esenzione per i circuiti più deboli e che si sono invece sempre dimostrati attenti alla promozione del cinema di qualità italiano ed europeo, come i cinema d’essai.

In merito alle polemiche di questi giorni è difficile comprendere la posizione dell’esercizio, che si è posto a difesa dei consumatori mentre contemporaneamente continuava a tacere sulla politica di aumenti indiscriminati che hanno fatto coincidere il voto sul Milleproroghe con il tetto di 8,50 euro a biglietto (e fino a 13 euro per il 3D) raggiunto nelle sale di molte grandi città.
Allo stesso modo risulta incomprensibile la posizione di tutte quelle associazioni, e dei partiti, che per anni e anche in questi giorni hanno accettato in silenzio gli aumenti indiscriminati praticati dalla lobby dei multiplex, il cui pubblico è principalmente composto da giovani.

Cogliamo questa occasione per ricordare che la nostra proposta non si ferma al reperimento di fondi per l’audiovisivo. Riteniamo infatti che debbano essere rivisti i meccanismi che regolano l’utilizzo complessivo delle risorse, per favorire i prodotti di alto interesse culturale ma con potenziali difficoltà di mercato come richiesto dalle direttive europee.

Chiediamo che venga messo un tetto (cinque milioni di euro?) ai cosiddetti ristorni, che rischiano – in particolar modo in un’annata così fortunata per il prodotto italiano – di far piazza pulita di tutte le risorse destinate alla produzione. Chiediamo inoltre l’applicazione di un criterio di rigore per l’attribuzione della qualifica di interesse culturale nazionale in modo da escludere i prodotti con fini scopertamente commerciali, a tutto vantaggio dei produttori indipendenti le cui opere, a dispetto di condizioni distributive meno favorevoli rispetto a quelle delle major, siano riuscite a conquistarsi una fetta anche piccola di mercato.

Ribadiamo la nostra richiesta di rendere permanenti le misure di tax credit e tax shelter che hanno già ampiamente dato prova della loro efficacia.

Chiediamo infine una immediata revisione dei meccanismi che regolano il funzionamento delle commissioni ministeriali responsabili dei finanziamenti alla produzione cinematografica. Ferma restando la nostra volontà di portare avanti un progetto di riforma del sistema audiovisivo che porti alla creazione di un Centro Nazionale dell’Audiovisivo sganciato dal controllo della politica e finanziato dal prelievo di scopo, chiediamo che alle commissioni venga anzitutto conferito un potere decisionale e non più consultivo, e che esse siano composte da professionisti del settore scelti in modo trasparente sulla base di competenze e capacità.

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