Riceviamo e pubblichiamo:
Mi sembra surreale intavolare una polemica ancorché garbata su un tema sconosciuto: infatti il mio film è ancora chiuso nel nulla di un nastro magnetico non ancora messo in onda. Detto ciò, rispondo volentieri ad una critica, seppur preventiva, in quanto stimolo a una riflessione personale su un aspetto che poco ha a che vedere con la drammaturgia (lo specifico di un film) ma molto con l’onestà intellettuale (lo specifico dell’essere umano).
Tutto ciò che fa spettacolo, senza se e senza ma, o la costruzione di un contesto narrativo potente ma rispettoso di un impegno deontologico non mistificante?
Questa è la domanda che mi sono fatto quando ho intrapreso la mia fatica e la risposta cercavo di darla giorno per giorno attraverso una specie di esame di coscienza.
Ho sbagliato in qualcosa? Sono stato disonesto, approssimativo, ambiguo, mi chiedo ora che qualcuno suppone che vedremo un film fasullo?
Cerco i riferimenti critici per dare a me stesso più che ad altri risposta adeguata.
1) Il brigantaggio è fenomeno precedente alla cosiddetta “piemontesizzazione”. Falso dire il contrario.
Mi rispondo con convinzione. Sono talmente d’accordo che il protagonista afferma di essere nipote di Fra Diavolo noto brigante che aiutò il cardinale Ruffo e i Sanfedisti nel domare le rivolte contadine alla fine del 700.
2) I briganti si comportarono da “voltafaccia”. Nessuna ideologia nel loro operato!
Anche su questo versante non ho mistificato il contrario. I briganti dicono cose del genere: “Li Re sono tutti uguali. Non ce n’è uno meglio di un altro!”. E poi “…diamo retta a Garibaldi, sotto una bandiera si ruba meglio!”. Nel giuramento dei briganti anche Crocco giura di servire un solo re, ma poi non lo farà perché combatterà contro di lui. Solo quando le promesse di Garibaldi non furono mantenute tornerà a difendere i Borboni contro gli Unitari.
3) Visione vittimistica del brigantaggio. Teorie neoborboniche antiunitarie senza fondamento!
Le tesi neoborboniche, che personalmente trovo ridicole anche io, non sono mai state sposate nel film. E’ vero che tratto con certo affetto Francesco II, ma solo perché le scene che lo riguardano sono più che altro private. Ma lo stesso affetto lo nutro per un Garibaldi stanco e amareggiato. Il motivo di ciò è nel tentativo di cogliere i miei personaggi in momenti di fragilità e di crisi. E’ un film sui perdenti, la storia vista dai perdenti. Può piacere o non piacere, ma questo volevo fare e ho fatto. I vincitori veri, i Piemontesi, sono trattati nel film senza aggiungere nulla a ciò che avvenne durante la guerra civile che fece più morti che le 3 guerre d’Indipendenza.
4) Nel 150° un programma intriso di falsità storiche, quando i patrioti si immolavano ecc.
Sono un patriota anche io e detesto quei revisionismi di moda che per esempio descrivono i Fratelli Bandiera o Pisacane, tanto per citare alcuni, come degli stolti ed ingenui sconsiderati manovrati dal burattinaio cinico ed ideologo del terrorismo Giuseppe Mazzini. Le falsità di cui mi assumo la resposabilità riguardano esclusivamente le storie personali di personaggi vuoi fittizi vuoi storici, indispensabili alla costruzione di qualunque film opera di finzione. Criticabili quindi solo da un punto di vista drammaturgico e cinematografico. Non ho monumentalizzato il brigantaggio. Basta guardare la conclusione del film. Però non posso sottacere la cifra fondamentale del film: il prezzo più alto dell’unificazione è stato pagato dalle masse contadine del mezzogiorno costrette poi all’emigrazione in conseguenza del mancato impegno del governo unitario a realizzare la promessa riforma agraria. E i briganti in questa fase furono i guerriglieri contadini spinti da motivazioni basiche all’operare fuorilegge, la mera sopravvivenza.
Ogni altra valutazione sarebbe opportuno farla dopo la messa in onda e sarò lieto di confrontarmi con chiunque lo desideri. Grazie.
Paolo Poeti
Il brigantaggio, come fenomeno endemico,era diffuso in ogni parte della penisola e non solo al Sud. Agli insorgenti del Sud, contro l’invasione piemontese mancò una organizzazione centrale che riuscisse a coordinarli e per questo le loro azioni,a volte eclatanti,non dettero quel risultato che tuttavia produsse inaspettati obiettivi se pure transitori.Lo stesso Cialdini temette che l’azione dei rivoltosi potesse portare all’isolamento della città di Napoli.Detto questo,visto il decorso delle reazione legittimista sociale e culturale che il Sud produsse,difficile etichettare come “briganti” gli innumerevoli che si opposero alla “libertà giacobina e massonica” imposta dai savoiardi. Gli insorgenti avevano bisogno di qualcuno che li coordinasse, elemento essenziale che mancò come mancò anche una sussistenza che li rifornisse di cibo e armi. Quando cominciò a venire meno la spontanea collaborazione da parte degli abitanti ( grazie alla democraticissima Legge Pica),agli insorgenti restava l’alternativa di vivere con ogni mezzo o una corda che i piemontesi riservavano loro. Voltafaccia, può essere,mancando loro quella base minima politica e di conoscenza economica che andasse oltre la loro aspirazione alla proprietà di un “tomolo di terra” e di un vita tranquilla. Nessun paragone è possibile tra la dinastia dei Borbone di Napoli e dei Savoia,la storia potrà essere falsata, delegata a storici che da 150 anni continuano a stratificare falsità e luoghi comuni. Francesco II con il suo comportamento si pone agli antipodi di un V.E.II,un galantuomo da operetta alla ricerca del solo interesse personale e indifferente agli accadimenti del Sud e complice della spoliazione e del genocidio che i suoi scherani commisero in quegli anni.Il Popolo delle Due Sicilie fu posto, dalle circostanze e dalla società in cui vissero,dinanzi all’alternativa di vivere in ginocchio o di morire in piedi.Scelsero di morire in piedi,e cominciò il fiume dell’emigrazione. Ed oggi,dopo 15 anni? Dovremmo ringraziare chi ,cosa?
Gentile regista, con il suo film lei non ha travisato la realtà, ha semplicemente preso nomi e cognomi inventandosi un romanzo tutto suo che non ha nessun fondamento storico.
Curioso davvero che il regista, per difendersi dai Savoia, attacchi i neoborbonici definendo “ridicole” le loro storie. Eppure non gli avrebbe fatto male leggere alcuni loro libri sempre ricchi di fonti e documenti piuttosto che naufragare nelle invenzioni “letterarie” del film in questione (con i buoni e i cattivi, lo “sfregio”, il “malamente”… e se Mario Merola non era morto un ruolo di certo glielo trovavano) fino agli strafalcioni di questo post (“fra diavolo che avrebbe aiutato Ruffo a domare le rivolte contadine di fine Settecento” mentre anche i bambini sanno che fra diavolo, Ruffo e i contadini combattevano tutti dalla parte dei Borbone e contro i francesi…). Inutile commentare il resto: “brigantaggio” endemico? Quando mai nella storia del Sud, dell’Italia e forse del mondo, erano stati necessari oltre 200.000 uomini per sconfiggere i “briganti”? E tutti insieme a ribellarsi esattamente dal giorno dopo l’arrivo di Garibaldi? E il regista si risponde, tra l’altro, da solo quando parla della più grande carneficina della storia. Se volete fare i film, fate i film ma evitate di fare gli “storici” della situazione…
Ho appena finito di vedere la seconda puntata del “Il Generale dei Briganti”, trasmesso su RAI 1. Bisogna riconoscere che trattasi di un ottimo lavoro, certamente fedele ai fatti storici, anche se, personalmente, anzichè inventare nomi di fantasia, come ad esempio quello di Mariano Aiello, avrei citato direttamente Giacinto Albini. Così, forse, i telespettaori avrebbero capito meglio che trattasi di realtà e non di finzione.
E aggiungo. Comunemente, si dice che la storia la scrivono i vincitori. Nel caso dell’Unità d’Italia, putroppo, unico caso al mondo, e per ragioni ancora sconosciute, è avvenuto esattamente il contrario: i vincitori, difatti, forse perchè non hanno saputo ben rappresentare e far valere le loro ragioni, sono stati tagliati fuori dalle comparse, giunte sulla scena successivamente, a cose già fatte. Di conseguenza, dal 1861 in poi, intuito l’inganno unitario, lo stesso Garibaldi, del resto, ne ebbe contezza, è succeso di tutto: rispedizioni, insurrezioni, guerre civili, mistificazioni, menzogne, spoliazioni, fallimenti, emigrazione verso le Americhe di intere comunità meridionali, rimaste senza lavoro a causa della chiusura di fabbriche, opifici, arsenali… Risultato: una Patria a più velocità. Ed è inutile sprecarsi nell’elencare gli errori commessi dai nuovi governanti, fondamentalmente a causa della loro strana concezione che avevano della Patria… Tanto, di fiction in fiction (visto che studiamo poco la storia), romanzando, romanzando il nostro passato (sui fatti che hanno determinato l’Unità d’italia, e sul fondamentale apporto dato dai meridionali, anche in termini economici, di ricchezza, di popolazione…), finiremo comunque con lo scoprire la Verità. E diverremo, finalmente, una Nazione più libera, seria e matura.
Ben vengano, quindi, lavori come “IL GENERALE DEI BRIGANTI”.
La RAI, con queste “finzioni” televisive, per quanto possano apparire leggere o scomode, offre un grande servizio al pubblico, rendendo noti fatti ancora nascosti della nostra pur sempre bella Storia Patrìa.
Michele Giuseppe Scaccuto
m.scaccuto@teletu.it
“Il Generale dei Briganti” è come la corazzata Potemkin. E’ necessario riportare nella giusta dimensione il “personaggio Crocco”
NAPOLI – “Il Generale dei briganti” è uno sceneggiato fatto bene. Sceneggiato, nulla di più. Decine di attori, di rilievo e di riciclo, scomodati per riuscire a rendere televisivo un messaggio che forse neanche nella mente più deviata, poteva prendere forma. E invece il Generale dei Briganti è riuscito nell’impresa. Carmine Crocco è un garibaldino D.o.c. pentito in calcio d’angolo a causa dei contrasti familiari col solito nobile borbonico opportunamente riciclatosi ai nuovi potenti savoiardi. Il messaggio passato è stato questo. Per quasi tutta la durata del film non si parla d’altro che dell’attività garibaldina e anti borbonica di Crocco. In due serate viene passata al setaccio, rivisitata, romanzata e (in numerosi casi) reinventata, la sua vita privata. La madre, la cui morte viene posticipata al 1864, la sua relazione con Nennella (presumibilmente in rappresentanza di Filomena Pennacchio), il cui analfabetismo è la causa circostanziale della latitanza di Crocco, gli affetti familiari, il fratello scomparso, il padre (continuamente propenso al perdono), la sorella sfregiata e poi chiusa in convento, una figlia mai pervenuta. Situazioni e storie vere, semivere e fasulle che sono state mixate in un frullatore che ha devastato la verità storica dei fatti. Per non parlare dell’assurdità di alcune scene. Spettacolare Garibaldi a cavallo alla testa delle sue truppe. Sì e no 15 garibaldini con il fucile in mano, con un cannone che spara senza inservienti, atti a dare l’assalto alla scogliera, forse nel tentativo di aiutare un comandante Schettino d’altri tempi a evitare l’urto. Per ristrettezze di budget mancavano all’appello i figuranti bianco gigliati. Pazienza. Finchè c’è Garibaldi c’è speranza. Altro momento epico è la fuga di Crocco da Napoli, ormai pronto per essere fucilato. Viene a salvarlo Ninco Nanco, conciato come un moderno Fra’ Tuck, che gli passa un coltello dalla manica con cui Crocco colpisce il comandante dei soldati. Il drappello a quel punto dovrebbe sparare contro i due ma, senza capire come, Crocco e Nanco sono già passati oltre il muro grazie all’ausilio di due corde. Il tutto con la massima tranquillità. Finzione, dicevamo. Lo sceneggiato si presta a questi stravolgimenti della realtà. Si presta anche il personaggio e qui conviene sdoppiare la critica televisiva ad una riflessione più profonda che pure va fatta. Carmine Crocco è un personaggio ambiguo. Soldato dell’esercito napoletano, poi garibaldino, partigiano per il Re in esilio e poi “brigante” per sé e per i contadini. Ambiguità che si manifesta anche nella fine della sua carriera. Malgrado il ruolo di primo piano nella guerriglia anti piemontese, non viene ucciso ma finisce la sua vita, nel 1905, a Portoferraio, in galera. Eppure, nonostante le tante ombre, Crocco è sempre più spesso additato come l’esempio da seguire. Il Brigante per eccellenza. L’unico uomo capace. L’unico brigante che avrebbe potuto salvare il Sud. Non è così ed è la storia a dircelo. I vari Romano, Chiavone, Borges, Muraca, Trystani, Vellucci e via dicendo, non avevano nulla di meno rispetto a Crocco. Si è trattato soprattutto di storie diverse, di percorsi differenti, di circostanze generali e particolari che hanno inciso sugli esiti delle rispettive vicende. E’ stato il mito di Crocco, alimentato dal fascino del mistero che indubbiamente il personaggio possiede, a metterlo al centro di uno sceneggiato televisivo costruito ad arte sull’ambiguità di un personaggio che si dovrebbe conoscere di più ed esaltare di meno. Se pure è vero che non si trattò di un semplice criminale noi amanti della verità e del Sud abbiamo fatto troppo presto a esaltare il personaggio nonostante manchino i presupposti per una santificazione sulla fiducia. Quella di Crocco è una personalità complessa, una storia personale difficile e una evoluzione anomala rispetto ad altri suoi comprimari e gregari. L’ideale che nel tempo ci si è costruiti di Carmine Crocco è quello tracciato da Pasquale Squitieri ne “Li chiamarono Briganti”.
Anche Squitieri commette qualche imprecisione storica ma centra l’obiettivo di spiegare come mai migliaia di uomini decisero di lasciare il proprio lavoro per impugnare i fucili contro l’invasore. Nel suo film si parla chiaramente dei soprusi alla chiesa, della questione demaniale, dell’abolizione degli usi civici, della truffa della privatizzazione delle terre, della chiusura delle industrie delle Due Sicilie. Si racconta, e bene, la posizione della chiesa, in lotta per salvare sé stessa e garantire l’eternità del suo messaggio universale, così come anche si pone in luce il contrasto sociale e politico in seno ai briganti. Dal ruolo dei gregari di collegamento, come il Caruso di Squitieri, alla lotta tra i grandi come Borges e Crocco. Ne “il Generale dei Briganti” si riesce a non nominare mai Borges. Si riesce a non parlare dell’assalto a Rionero, della presa di Melfi, del mancato assalto a Potenza. Non si capiscono le motivazioni del brigantaggio se non nel mancato rispetto degli accordi sull’amnistia da concedersi ai briganti-garibaldini. Guardare il Generale dei Briganti è stata, senza mezzi termini, una perdita di tempo che è servita, quanto meno, a fare riflettere mentre lo sconforto aumentava col procedere dello sceneggiato. Sconforto perché, da un lato, si sommavano bugie a falsità e perché, dall’altro, la predisposizione dei meridionali “consapevoli” alla versione eroica di Crocco lo ha reso protagonista di una squallida serie da televisione di regime che ne ha, in sostanza, infangato la memoria storica. Non si spiega altrimenti come mai non si senta la mancanza di un film che racconti l’avventura di Borjes, le vicende di Romano o la curiosa storia di Chiavone. Il punto più alto il Generale dei Briganti, lo raggiunge quando lascia la parola a Francesco II in partenza da Napoli con la Regina Maria Sofia (e stranamente i produttori e il regista, alla coppia hanno risparmiato le solite offese e falsità) quando si fa rileggere all’attore Dario Costa, una parte del messaggio di addio del Sovrano alla sua Capitale. Atto di amore più che di viltà. In sostanza, il Generale dei Briganti è stata l’ennesima occasione persa dalla Rai per svolgere il ruolo di servizio pubblico sottraendosi a quello, sempre più confacente, di servizio igienico di regime.
Roberto Della Rocca
Istituto di ricerca storica delle Due
Sicilie
Sono d’accordissimo con quanto scritto da Roberto.
Nupo da napoli.
si può discutere se Crocco sia stato più un criminale o un guerrigliero a favore dei Bordone, ma che sia stato prevalentemente un patriota per l’unità d’Italia, come trapela nel film, mi pare proprio un falso.
Ai piemontesi sono serviti 150.000 soldati per annientare questi “patrioti” italiani.
In televisione il film con Crocco patriota italiano si vede
in televisione il film con Crocco guerrigliero borbonico (Pasquale Squitieri) non si vede
Censura ?
La Storia andrebbe studiata sui libri seri, negli archivi storici, sui documenti… Non certo guardando gli sceneggiati televisivi, i quali, bisogna riconoscerlo, hanno senz’altro il grande merito di far riflettere l’opinione pubblica, che, si spera, poi finisca con l’appassionarsi allo studio della Storia, quelle vera, non quella, tanto per capirci – ancora prima dell’avvento della TV e dei racconti televisivi – scritta dal De Amicis sul libro Cuore, col quale, appunto, si pensò di creare l’unione ideale dei cuori dei vari popoli italici, nuovamente raccolti sotto un’unica Bandiera. Il resto, sono tutte chiacchiere, come quelle che ci hanno raccontato sino ad oggi, anche sui libri di testo scolastici, e persino all’università, laddove riportano:”Garibaldi, la notte tra il 19 e il 20 agosto del 1860, attraversa lo stretto di Messina e il 7 settembre entra trionfalmente a Napoli”. Tutto qui. Provare per credere. E tutto il resto, come ad esempio le grandi imprese – che hanno portato alla capitolazione del Borbone – compiute da Giacinto Albini, il quale seppe far insorgere le popolazioni meridionali e il 6 settembre 1860, ad Auletta, in provincia di Salerno, consegnò a Garibaldi ben oltre 23 mila soldati borbonici, catturati sui monti lucani, perchè non ce lo hanno raccontato? Anzi, nella “Storia d’Italia”, di Indro Montanelli, vol. VIII, ediz. 2011, l’italia del Risorgimento, non troviamo nemmeno queste poche, scarne notizie, al contrario, si citano a iosa nomi di belle donnine che hanno allietato le notti, e pure i giorni, dei supposti e noti eroi unitari. Perciò, dove andiamo! Meno male che, da qualche tempo a questa parte, ci stanno venendo in soccorso le fiction televisive! E ben vengano altre.
Michele Giuseppe Scaccuto
m.scaccuto@teletu.it
BISOGNA NON CONFONDERE IL BRIGANTAGGIO INTESO COME DELINQUENZA…E QUELLA C’ERA OVUNQUE…IN TUTTO IL MONDO…..DAL BRIGANTAGGIO INTESO COME DIFESA DELLA PROPRIA PATRIA (NATO DOPO LA FANTOMATICA UNITA’ D’ITALIA)…..OGGI SI CELEBRANO I PARTIGIANI CHE HANNO COMBATTUTO DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE….BENE….POTREMMO DEFINIRE BRIGANTI PURE LORO….ANCHE LORO STAVANO DIFENDENDO LA LORO PATRIA DALL’INVASORE
Il Generale dei Briganti di RAI 1
Non si sono smentiti. Hanno edulcorato la storia tragica delle genti del Regno delle Due Sicilie presentando queste come persone senza identità pronte a rifugiarsi sotto la bandiera di un qualsiasi potente. Non lo eravamo e non lo siamo. Hanno preso ancora una volta in giro chi dette la vita per la libertà della sua Terra, della sua Patria mistificando in modo arruffato e confuso gli eventi che portarono alla cacciata dei Borbone, facendo apparire Crocco come un semplice delinquente che va incontro al suo destino addolcito da un curioso balletto con la sua donna. Velatamente si è fatto cenno alle promesse proditoriamente tradite da chi faceva guerra per portare la “libertà”, quasi che gli autori di questo sceneggiato abbiano avuto un sussulto di moralità tristemente riposto in un cassetto. Mah!
Consiglio, per scoprire come realmente si svolse la storia di quel periodo chiamato…”risorgimento”, di vedere il film di Pasquale Squitieri “Li chiamarono Briganti”, stranamente bandito dalle reti nazionali.
Che Poeti non sia d’accordo con le tesi NeoBorboniche è molto evidente nella fiction. I NeoBorbonici parlano della verità storica (alla luce di documenti) nel film di storia non c’è traccia alcuna. Peccato, perchè un conto, caro Poeti, è dire ” E’ un film sui perdenti, la storia vista dai perdenti.” Altro è quello che lei ha fatto. Lei ha capovolto la storia. Carmine Crocco, fu garibaldino, è vero, ma quando non era ancora Brigante. Infatti, arruolatosi nelle camice rosse ed accortosi dell’errore, diventò Brigante legittimista, muovendo un’accanita guerriglia antipiemontese in nome del re Borbone e di uno stato che, per oltre un secolo, aveva assicurato pace, terra e lavoro a tutti.
Il brigantaggio, anche qui cade il poeti, prima dell’unità era un minimo fenomeno delinquenziale che riguardava il Regno delle Due Sicilie non meno di quanto non riguardasse il Piemonte. Dopo la cosiddetta unità: 450 gruppi armati con 150.000 uomini a combattere. Sa cosa fu, caro Poeti? Lotta partigiana contro un invasore straniero. Dove l’ha trovato Crocco che entra a Potenza in nome di Garibaldi? Proprio non si poteva guardare…E’ una mistificazione di portata planetaria, il colpo di genio è stata la figlia Libera (mai esistita) avvolta nel tricolore…Crocco li bruciava.
Poi la moglie proprio non si poteva chiamare Filomena Pennacchio…suonava male, vero?
Credere che Mazzini e Garibaldi fossero stati ingannati dal Savoia ed ignorare, invece, che erano entrambi “dipendenti” della Massoneria che aveva imposto quelle gerarchie di comando e quelle alleanze, è come credere che Gesù Cristo sia morto di freddo e non per i chiodi.
Non abbiamo avuto nemmeno il raccontino dei libri scolastici. Ci siamo abituati, ce ne saremmo fatti una ragione. No, è tutto il contario di tutto, e quindi:
I liberali che si impossessarono dei terreni del demanio e di quelli della chiesa, dopo l’unità d’Italia, grazie alle tristemente note “leggi truffa”, qui se ne impossessano perchè le vendono i Borbone…”Star Wars”.
I mille che partirono da Quarto su due navi comprate dal Piemonte (ci sono i documenti) qui si sente dire partiti in nome di Mazzini e quindi della repubblica…”Star Trek”.
Crocco entra a Potenza alla testa dei suoi briganti in nome di Garibaldi…..”Blade Runner”.
Ed infine il nostro eroe non si schiera contro i piemontesi in quanto invasori. Lo fa solo perchè un infido barone meridionale diventa questore e medita la sua vendetta contro di lui…Intera saga di “Harry Potter”.
Certo mai fidarsi dei meridionali…
C’è ancora di peggio. La fiction appare a tratti incomprensibile. Se ne perde il filo. Molte situazioni si accavallano e sfuggono alla comprensione. Si ha quasi l’impressione, ma è molto più di un impressione, che il prodotto sia stato stravolto in corsa. Si direbbe proprio che il regista e la sceneggiatura, andassero per una strada diversa e che qualcuno, chissà poi perchè, abbia imposto modifiche “politically correct”…ed il buon Poeti (bisogna pur campare) abbia dovuto barcamenarsi per modificare quanto già girato: “pro-domo loro”. Una sorta di “attacchiamo il ciuccio dove vuole il padrone”. Solo fantasia? Può darsi ma, se così non è, Poeti (oltre a leggere qualcosina) bene farà a cambiare mestiere. Perchè? Beh, è vero che al termine troneggia la scritta:“liberamente ispirato da vicende storicamente accadute”… per cui ci infiliamo dentro quel che ci pare, ma se l’irriducibile Fantozzi, qualificava la corazzata Potemkhin, “ una cagata pazzesca”…
Io mi domando: questo cos’è?
Pino Marino
Delegato Provincie Pugliesi Movimento NeoBorbonico
Per il regista Paolo Poeti e il sig. Michele Giuseppe Scaccuto: innanzitutto vi vorrei porre una domanda “come mai, il film di Squitieri è stato praticamente bandito dalla TV italiana?” . Secondo: il Risorgimento, così come riportato sui testi di storia, l’abbiamo studiato tutti, purtroppo, per cui vi consiglio la lettura dei seguenti testi:
– Terroni di Pino Aprile
– Il sacco del Sud di Vincenzo Gulì
– Il sangue del Sud di Giordano Bruno Guerri
– La conquista del Sud di Carlo Alianello
– Indietro Savoia di Lorenzo del Boca
e non continuo, perchè altrimenti faremmo notte.
Carissima Raffaella,
Brava! Proprio quello volevo dire: appassionarsi di più allo studio della storia, senza fermarsi alle frottole che ci hanno raccontato sino ad oggi, inquadrandola, però, anche dal punto di vista economico.
I Savoia, difatti, misero gli occhi addosso al sud non perchè ci tenessero ad unificare l’Italia, anzi, ma semplicemente perchè:
1) avevano bisogno di un certo numero di soldati, onde potersi sedere al tavolo dei grandi europei;
2) ritenevano che il sud fosse ricchissimo, oltre che vasto, popoloso e misterioso, quindi era da conquistare;
3) avevano bisogno di tanti soldi, e oro, per ripianare il deficit pubblico creato negli anni precedenti dal Cavour, tutto intento ad attrezzare il suo, ora Nostro, Piemonte;
4) far dismettere e fallire le fiorenti industrie meridionali, per aprirle al nord… E così via dicendo.
Faccio un esempio: il solo arsenale di Castellammare di Stabia, dove si costruivano navi con lo scafo in metallo per le marine di tutto il mondo, e già si iniziavano a sperimentare i primi motori marini, occupava qualcosa come 3.600 lavoratori, mentre, la più grande fabbrica di Milano ne appena aveva 450, ed era un vanto della Lombardia. Ebbene, sa che fine ha fatto tale industria navale all’indomani dell’Unità? Per non dire di tutte le altre fabbriche, opifici, industrie per la trasformazione dei prodotti agricoli, vitivinicoli, manifatturiere…, del Banco di Napoli, del suo oro, del ricavato della vendita all’asta – per lo più truccate – dei latifondi appartenenti a proprietari terrieri invisi ai nuovi arrivati, nonchè di quelli ecclesiastici…? Sono andati a finire tutti all'”estero” (qui da intendere il nord Italia), esattamente come tutta quella gran massa di meridionali, costituita da lavoratori specializzati, eccellenze, oggi diremmo cervelli… , espatriati nel nord America, ovvero mandati nelle varie colonie desertiche, per essere rimasti senza lavoro a casa propria, pur dopo aver combattuto per l’unità. Ecco perchè ci si limita, ANCORA (certe notizie difatti sono tuttora ridicolmente coperte dal segreto), a parlare solo dei Camine Crocco… Quindi, dal 1860 in poi, è successo di tutto, ma la Verità è stata tenuta ABILMENTE nascosta. Come avrà fatto, poi, Garibaldi (ma anche Mazzini e altri cosiddetti padri della patria, che non conoscevano nemmeno la strada per raggiungere Monte Serico) a conquistare l’intero Regno delle Due Sicilie, difeso da un esercito ben organizzato, senza contare le navi da guerra, in appena diciannove (19) giorni? Tanti sono trascorsi dallo sbarco in Calabria a Napoli. Ne abbiamo, dunque, ANCORA, di cose da scoprire! Ma non è mai troppo tardi, purchè lo facciamo pacificamente e serenamente. Non credo di poterLe consigliare dei libri da leggere, ne avrà certamente letti tantissimi. Tuttavia, a trovarlo, consiglierei di leggere un minuscolo volumetto, intitolato “Discorsi intorno al delitto del diritto”, definito un saggio sulla questione meridionale, pubblicato dall’Ellade Editrice – Canna (CS) – nel 1994, ma, purtroppo, risulta introvabile, in quanto, all’epoca, ritenuto scomodo, venne fatto immediatamente ritirare dal commercio. Le cose scomode, putroppo, non si possono ANCORA dire, almeno liberamente!
Michele Giuseppe Scaccuto
Ma qualcuno crede che in Rai interessi la verità storica, la professionalità dei registi e la congruità dei budget?
Ridurre a fiction e rendere un feuilleton il primo genocidio della soria contemporanea ,oltre che disgustoso, ha alle spalle la squallida finalità di sfruttare commercialmente lo sdegno delle popolazioni meridionali. Pensare che una storiella semisentimentale ambientata in un periodo storico molto discusso attualmente, dimostra cinismo ed ignoranza da parte degli autori e del regista.
P:S. Consiglierei al regista di leggere l’elenco dei fucilati in provincia di foggia in quel perido , là può trovare i veri protagonisti della sua storiella , è disponible on line, poi si chiedesse i duemila fucilati in pochi mesi cosa penserebbero del suo prodotto artistico.
Cara Antonietta, glieli serviamo subito…non si sa mai….
Cognome Nome Comune di nascita Luogo dell’esecuzione
Abruzzese Donato Sannicandro Monte S. Angelo
Alessio Teodoro Casalnuovo Troja
Altieri Maria Antonia Castel Baronia Santagata
Altieri Leopoldo Celenza San Severo
Andreaccio Francesco San Fele Deliceto
Andreano Vincenzo Casalvecchio Acquaviva Collecroce
Angelillis Michele Sannicandro Monte S. Angelo
Argentino Pietro San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Armiento Giovanni Monte S. Angelo Monte S. Angelo
Aucello Pietro San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Barone Nicandro Apricena Apricena
Bartoletti Matteo Torremaggiore Montefalcone
Bartucci Filippo Castiglione Serracapriola
Bartucci Felice Trani Ascoli
Basso Vincenzo Rodi Rodi
Beccia Michele Casalnuovo Serracapriola
Bianco Nicola Casalvecchio Torremaggiore
Biano Francesco Acquaviva Collecroce Palata
Bilancia Leonardo Volturara Castelnuovo
Bisaccia Salvatore Panni Bovino
Biscotti Nicola San Marco in Lamis Sannicandro
Biscotti Matteo Vico Sannicandro
Bonfitto Matteo Acquaviva Collecroce Palata
Borraccino Ruggiero Barletta Ascoli
Borrelli Michele Torremaggiore Foggia
Brigadiere Domenico Torremaggiore Montefalcone
Bruno Domenico Apricena Castelnuovo
Bucasso Domenicantonio Casalvecchio Torremaggiore
Buccino Aniello Bagnoli Troja
Buccino Michelangelo Bovino Bovino
Cagnano Francesco Celenza Torremaggiore
Calici Nicolangelo San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Calò Giovanni Montefalcone Biccari
Camarca Angelo Mirabella San Severo
Camarco Angelo San Severo Torremaggiore
Camerotta Urbano Troja Lucera
Campanozzi Antonio Serracapriola Serracapriola
Campese Ruggiero Barletta Ascoli
Capobianco Antonio Motta Castelfranco
Capossio Domenico Pellegrino San Severo Torremaggiore
Capozzo Giovanni Volturara Roseto
Caputo Simone Cerignola Trinitapoli
Caputo Pasquale Monte S. Angelo Monte S. Angelo
Caraffa Angelo San Marco in Lamis Torremaggiore
Cardascia Serafino Serracapriola Serracapriola
Cardinale Vincenzo Panni Bovino
Carlozza Francesco Celenza San Paolo civitate
Carozza Giovanna Carlantino Lucera
Carusiello Antonio Faeto Torremaggiore
Caruso Domenico Ischitella Ischitella
Caruso Michele Torremaggiore Benevento
Cassasco Nicola Casalvecchio Caserta
Castaldi Luigi Campomarino Serracapriola
Caterino Alfonso Torremaggiore San Marco in Lamis
Ceci Vincenzo San Severo San Severo
Celeste Salvatore Torremaggiore Torremaggiore
Celeste Vincenzo Torremaggiore Torremaggiore
Centofanti Antonio Tiriolo Serracapriola
Cerase Federico Castelnuovo Serracapriola
Cerreto Michele Castelnuovo Serracapriola
Cerreto Michele Torremaggiore Torremaggiore
Cerrito Raffaele Torremaggiore Torremaggiore
Cerucci Leonardo Casalnuovo Casalnuovo
Cerullo Domenico Cerignola Cerignola
Cesariello Angelo Rocchetta Ascoli
Chiulli Raffaele Castiglione Messer Marino Lesina
Ciaborri Salvatore Castelnuovo Torremaggiore
Cianci Paolo San Giuliano Troja
Ciaramella Gaetano Bovino Bovino
Cilla Andrea San Paolo Castelfranco
Cilla Aurelia San Paolo Torremaggiore
Cilla Giuseppe San Paolo Castelfranco
Cimaglia Michele Bovino Bovino
Cioffariello Michele Laviano Ascoli
Ciuffreda Pasquale Monte S. Angelo Manfredonia
Ciuffreda Domenico Torremaggiore Manfredonia
Civitavecchia Luigi San Marco in Lamis Troja
Codianni Giuseppe Castelnuovo Torremaggiore
Codipietro Salvatore Torremaggiore Torremaggiore
Colacchio Antonio Celenza San Paolo
Colangelo Michele Rocchetta Serracapriola
Colantonio Pietro Casalanguida Lesina
Colucci Domenico Casalnuovo Troja
Colucci Giuseppe Casalnuovo Casalnuovo
Consa Domenico Volturino Volturara
Consoletti Cosmo Pietramontecorvino Baselice
Conte Mattia Deliceto Ascoli
Conversi Salvatore Saline di Barletta Manfredonia
Corno Francesco Casalvecchio Troja
Corridore Vincenzo Ruvo Bovino
Corsino Lorenzo Vallata Ascoli
Corvelli Michele Alberona Biccari
Cotturelli Giuseppe Castelnuovo Foggia
Croce Leonardo Panni Bovino
Curci Achille Candela Torremaggiore
Cursi Saverio San Marco in Lamis San Severo
D’Adamo Francesco San Paolo Candela
D’Adamo Giovanni Serracapriola Troja
D’Agostino Pasquale Celenza Celenza
D’Aiuto Beniamino San Bartolomeo Lucera
D’Aiuto Giovanni Torremaggiore Troja
D’Alessandro Luigi Monte S. Angelo Troja
D’Alessio Giuseppe Alberona Biccari
D’Aloia Gaetano Apricena Troja
D’Aloia Leonardo Poggio Imperiale Poggio Imperiale
D’Amato Gaetano Monteleone Ascoli
D’Ambrosio Pasquale Pietramontecorvino Castelnuovo
D’Amico Giuseppe Carpino
D’Andele Michele Torremaggiore Troja
D’Angeli Michele Sessano Troja
D’Angelo Nicola Reino Chieuti
Daniele Cosimo San Marco in Lamis Carpino
D’Audisio Leonardo Serracapriola Troja
D’Aulisio Ferdinando Rocchetta Torremaggiore
De Carolis Emanuele San Marco in Lamis Torremaggiore
De Felice Angelo San Marco in Lamis Rignano
De Finis Leonardo Vieste Vieste
De Maria Giuseppe Santa Croce di Morcone (BN) San Marco la Catola
De Meo Salvatore Torremaggiore Montefalcone (BN)
De Nisi Alessandro San Marco in Lamis San Marco in Lamis
De Nittis Michele San Marco in Lamis Monte S. Angelo
De Paola Carminantonio Casalanguida Apricena
De Simone Francesco Apricena Lesina
De Simone Berardino Mirabella Ascoli
De Stefano Nicola Rocchetta Cerignola
De Troia Antonio San Ferdinando Canosa
Del Conte Raffaele Torremaggiore San Marco in Lamis
Del Grosso Giuseppe Santa Croce di Morcone (BN) Castelnuovo
Del Nobile Giuseppe Monte S. Angelo Monte S. Angelo
Del Sambro Antonio Angelo San Marco in Lamis San Marco in Lamis
D’Errico Pasquale Mattinata Monte S. Angelo
Di Carlo Matteo Motta Lucera
Di Cecco Michele Alberona Volturino
Di Costanzo Francesco San Severo San Severo
Di Donato Evangelista Pietramontecorvino San Marco in Lamis
Di Fine Francesco Vico Vico
Di Furia Giuseppe Ariano Ascoli
Di Gregorio Potito Ascoli Santagata
Di Iorio Baldassarre Carlantino Lucera
Di Iuzzi Francesco San Paolo San Severo
Di Maria Donatantonio Alberona Alberona
Di Mattia Vincenzo Bovino Bovino
Di Paola Domenico Macchiagodena Serracapriola
Di Pumpo Michele Torremaggiore Torremaggiore
Diamante Giuseppe San Marco in Lamis San Marco
Diamante Nicola Sannicandro San Marco in Lamis
D’Onofrio Antonio Montefalcone (BN) Caserta
Esposito Antonio Apricena Apricena
Esposito Vincenzo Apricena Apricena
Esposito Matteo Guardia Lombardi San Severo
Falceto Fedele Castelluccio Valmaggiore Lucera
Falcone Giuseppe Monte S. Angelo San Giovanni Rotondo
Falcone Matteo Monte S. Angelo Vico
Falcone Giambattista Vico Torremaggiore
Farasco Antonio Ariano Troja
Farsa Pasquale Vallata Torremaggiore
Fascia Fedele Casalvecchio Castelnuovo
Favala Clemente Cerignola Torremaggiore
Favatà Pasquale Candela Cerignola
Ferrante Pasquale Castelnuovo Torremaggiore
Ferrucci Vincenzo Castelnuovo Castelnuovo
Festa Fedele Montecalvo Ascoli
Fiorillo Antonio San Bartolomeo San Severo
Fiorino Nicola Messina Manfredonia
Fiorito Antonio San Giuliano San Paolo
Fortezza Giuseppe Ascoli Alberona
Francavilla Savino San Ferdinando Manfredonia
Franchini Giuseppe Merì Manfredonia
Fulgaro Liborio San Marco in Lamis Apricena
Fusiani Luigi Torremaggiore Torremaggiore
Gaggiano Carlo San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Gaggiano Carlo San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Gala Fabiano San Marco in Lamis Cagnano
Gallo Antonio Carpino Carpino
Gambuto Domenico Monte S. Angelo Manfredonia
Gammino Gerardo Melfi Vieste
Gaudioso Leonardo Sant’Andrea Serracapriola
Genicolo Severo San Severo San Severo
Giambattista Vincenzo Alberona Alberona
Giandomenico Giuseppe Lecce nei Marsi Cerignola
Giliberti Giacomo Trani Ascoli
Giona Salvatore Castelnuovo Serracapriola
Giordano Michele Mattinata Vieste
Giordano Giuseppe Monte S. Angelo Gambatesa
Giottariello Vito Laviano Vieste
Girolamo Luigi – Vieste
Gisonni Marco Bovino Bovino
Golino Giuseppe Ragusa Vieste
Grampone Domenico Motta Vieste
Granata Giuseppe San Paolo Castelnuovo
Grassi Nicola Santagata Vieste
Graziano Luigi San Marco in Lamis Vieste
Grimaldi Michele Cagnano Monte S. Angelo
Grosso Michelantonio Carpino Monte S. Angelo
Gualano Michele San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Guerrieri Potito Candela Canestrello
Guglielmo Pasquale Santa Croce di Magliano Lucera
Guidone Francesco Apricena San Marco in Lamis
Iaconelli Graziano Canosa San Paolo
Iacovangelo Francesco Vico Vico
Iacovangelo Pietro Vico Vico
Iacovelli Gianfilippo Casalvecchio San Paolo
Iadarola Giambattista Pietramontecorvino Castelnuovo
Iamarino Serafino Pietramontecorvino Castelnuovo
Iannantuoni Liberato Casalvecchio Castelnuovo
Ianzito Baldassarre Molinara Montefalcone
La Croce Martino Apricena San Marco in Lamis
La Serpe Michele San Paolo San Marco in Lamis
La Torre Domenico Monte S. Angelo Monte S. Angelo
Laccone Giuseppe Celenza San Marco la Catola
Lallo Fabiano San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Languzzi Giuseppe Bovino Bovino
Lanzilli Pellegrino Monte S. Angelo Torremaggiore
Lanzone Domenico San Severo San Marco in Lamis
Lanzone Severo San Severo San Marco in Lamis
Laviano Domenico Santagata Santagata
Laviano Gaetano Santagata Santagata
Leggiero Nicola San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Lenna Francesco Avellino Bovino
Leuzzi Francesco San Paolo San Severo
Licurci Leonardo Casalnuovo Bovino
Lionardo Nicola Volturara Volturara
Lisbona Antonio Baselice Biccari
Lo Mastro Giovanni Alberobello Alberona
Lombardi Antonio Baselice Apricena
Lombardi Pasquale Casalnuovo Castelnuovo
Lombardi Ludovico Pietramontecorvino Serracapriola
Lombardi Giuseppe San Marco in Lamis Bovino
Longo Carmine Antonio Pietramontecorvino San Marco in Lamis
Longo Saverio Rignano Foggia
Longo Michele San Paolo San Paolo
Longo Raffaele San Paolo San Paolo
Lotti Giovanni Torremaggiore Bovino
Lotti Giuseppe Torremaggiore Torremaggiore
Luca Michele Montefusco Bovino
Luciano Giuseppe Castelvetere Bovino
Luiso Francesco San Giorgio La Molara Ascoli
Madonna Nicola Casalnuovo San Severo
Magnatta Pasquale Bovino Bovino
Mainardo Lorenzo Sannicandro Torremaggiore
Malamisura Antonio Sannicandro Torremaggiore
Malcongi Tommaso Cerignola Ascoli
Mancini Antonio San Giuliano Serracapriola
Manduzio Michele Sannicandro Rodi
Manelli Giuseppe San Marco la Catola Torremaggiore
Manes Mercurio Portocannone Lesina
Manes Vincenzo Ururi Lesina
Mangiacavallo Nicola Portocannone Lesina
Mangiacotto Antonio San Giovanni Rotondo San Marco in Lamis
Mansueto Nicola Montefalcone Lucera
Marano Gaetano Montaguto Ascoli
Maraschillo Michelantonio Cagnano Torremaggiore
Marasco Domenico Vietri di Potenza Santagata
Marinaccio Michele Savignano Ascoli
Marrafino Michele Volturara Volturara
Marrone Giuseppe Apricena San Marco in Lamis
Marrone Giuseppe Riccia San marco in Lamis
Martino Francesco Isernia San Severo
Martino Vincenzo Isernia Torremaggiore
Marucci Domenico Ripabottoni Serracapriola
Maschili Michelangelo San Paolo San Paolo
Mascolo Matteo Sannicandro Torremaggiore
Mastroianni Vincenzo Castelnuovo Casalnuovo
Mastrolitti Giorgio San Paolo San Marco in Lamis
Mastrolitto Domenico Torremaggiore Torremaggiore
Mastrolitto Luigi Torremaggiore Montefalcone
Mastromatteo Giuseppe Vico Vico
Mazzamurro Angelo Monte S. Angelo Monte S. Angelo
Megola Giuseppe Apricena San Severo
Melchiorre Domenicantonio Busso Torremaggiore
Merla Giuseppe Apricena San marco in Lamis
Metta Carminantonio Torremaggiore Poggio Imperiale
Mezzacappa Giovanni Campobasso Torremaggiore
Mimmo Matteo San Marco in Lamis San Marco in lamis
Minelli Domenico Casalnuovo Santagata
Minischetti Antonio San Severo San Severo
Minotti Luigi Santa Croce di Magliano Serracapriola
Miucci Antonio Apricena San Marco in Lamis
Miucci Giambattista Monte S. Angelo Torremaggiore
Modula Domenico Biccari Lucera
Modula Michelangelo Biccari Biccari
Moffa Michele Riccia San Marco la Catola
Monaco Giuseppe Castelvetere Deliceto
Montagano Giovanni Celenza Torremaggiore
Monteforte Angelo Volturino Volturino
Morale Vito Carbonara di Bari Ascoli
Moretti Gaetano Apricena San Marco in Lamis
Moretti Luca Apricena Apricena
Moritti Angelo Monacilioni Torremaggiore
Morritti Angelo Raffaele – Rodi
Mortella Nicola Rodi Vico
Morzillo Michelangelo Cagnano Cagnano
Moscatello Angelo Andria Deliceto
Motta Pasquale Monacilioni Torremaggiore
Mucci Filippo Alberona Alberona
Mucci Angelantonio Biccari Biccari
Murgo Giuseppe Monte S. Angelo Monte S. Angelo
Muscio Giuseppe San Giovanni Rotondo Cerignola
Nardella Agostino San Marco in Lamis Rignano
Nardella Marco San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Nardella Matteo Giuseppe San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Nardella Vincenzo San Paolo Sannicandro
Nascente Raffaele Greci Alberona
Occhionero Nicola Ururi San Severo
Olivieri Antonio San Marco la Catola San Severo
Orlando Giovanni San Sossio Ascoli
Orsollino Antonio Casalvecchio Caserta
Pacifico Donato San Bartolomeo Alberona
Paganelli Raffaele San Paolo San Severo
Paglia Donato Casalvecchio Celenza
Paglialonga Pasquale Bovino Lucera
Palconi Pietro Monte S. Angelo Bari
Palperio Marco San Giorgio La Molara Volturino
Palumbo Giovanni Greci Troja
Palumbo Francesco Monte S. Angelo Cagnano
Pannone Giacomo Montefalcone (BN) Biccari
Panzone Giovanni Chieuti San Severo
Panzone Giovanni San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Panzone Giuseppe San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Paolo Carminantonio Apricena Bari
Paolo Domenico Macchiagodena (IS) Bari
Papicchio Enrico Acquaviva Collecroce (CB) Caserta
Parlapiano Paolo Castelnuovo Bari
Pennacchia Giuseppe San Paolo Bari
Pepe Giovanni Motta Lucera
Perifano Nicola Foggia San Marco in Lamis
Perrella Michele Celenza Celenza
Perrella Michele Celenza Bari
Petrella Giuseppe Deliceto Santagata
Petrozzi Antonio Ascoli Deliceto
Pietrucci Francesco Castelnuovo Casalvecchio
Piacquadio Alessandro Volturino Lucera
Piancone Michele Torremaggiore Torremaggiore
Piccirilli Domenicantonio Motta Bari
Pinzo Salvatore Saline Bari
Pirro Lorenzo Castelluccio Valmaggiore Alberona
Pisani Pasquale Carlantino Carlantino
Pisani Antonio Torremaggiore San Marco la Catola
Pisani Giuseppe Torremaggiore San Marco la Catola
Pizzarelli Michelangelo Carpino Cagnano
Placentino Antonio San Giovanni Rotondo San Giovanni Rotondo
Polignone Giuseppe San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Polignone Nicandro San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Polve Francesco Volturino Bari
Pontonio Giuseppe San Severo Bari
Ponzano Giovanni Alberona Roseto
Premucci Donatantonio Bovino Bari
Premucci Leonardantonio Palazzo San Gervaso San Severo
Prencipe Angelo Mattinata Vico
Prencipe Orazio Monte S. Angelo Manfredonia
Principe Antonio Apricena Bari
Principe Orazio Monte S. Angelo Bari
Prota Domenico Monte S. Angelo Monte S. Angelo
Prota Matteo Monte S. Angelo Bari
Radatti Giuseppe San Marco in Lamis Rignano
Ragosa Nicola Vico Troja
Rafino Pasquale Barletta Ascoli
Rago Michelangelo Panni Lucera
Rago Pasquale San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Rambone Tommaso Barletta Sant’Elia (CB)
Rasportelli Leonardo Cerignola Sant’Elia (CB)
Rasto Giuseppe Casaltrinità Sant’Elia (CB)
Recchia Michele Casalnuovo Volturara
Recchiullo Sergio Bisceglie Volturino
Rendina Felice San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Ricci Antonio Casalvecchio Acquaviva (CB)
Rignanese Pasquale Monte S. Angelo Monte S. Angelo
Rinaldi Antonio Manfredonia San Marco in Lamis
Rivellino Michele Carpino Sannicandro
Roberti Leone Candela Sant’Elia (CB)
Roberto Vito Panni Lucera
Romano Domenicantonio Vacri Troja
Romilo Antonio Torremaggiore Sant’Elia (CB)
Rosino Pasquale Barletta Sant’Elia (CB)
Russo Giuseppe Trinitapoli Manfredonia
Russo Giuseppe Chieuti Foggia
Russo Carmine Piscopio Montefalcone (BN)
Sacchetti Francesco San Marco la Catola Castelnuovo
Salcuni Pietro Monte S. Angelo Monte S. Angelo
Salvatore Giuseppe Antonio – Ischitella
Sannicandro Michele Casalvecchio Castelnuovo
Santarelli Pasquale Antonio Trinitapoli Ascoli
Santomauro Giovanni Maiorano di Monte Santagata
Santoro Michele Bovino Bovino
Santoro Michele Bovino San Marco in Lamis
Saporito Lorenzo Pratola Peligna San Marco in Lamis
Savastio Giuseppe – San Marco in Lamis
Scamolenga Michele – San Marco in Lamis
Scavoncelli Vincenzo Casalanguida (CH) San Marco in Lamis
Sceppacerca Giuseppe Trivento Alberona
Schiavone Michele San Paolo Torremaggiore
Sciarra Giuseppe Rodi Vico
Sciarrilli Generoso Ascoli Ascoli
Scirpoli Vincenzo Vico Rodi
Scotifazio Michele Ascoli Candela
Selvaggio Francesco Vico San Marco in Lamis
Semmola Michele San Severo San Marco in Lamis
Sena Francesco Andretta Ascoli
Senicoli Severo San Severo San Marco in Lamis
Seppe Sabatino Marigliano San Marco in Lamis
Serio Filippo San Severo San Marco in Lamis
Siciliani Vincenzo Bovino San Marco in Lamis
Siciliano Giuseppe Bovino Bovino
Silvestre Giovannangelo Carlantino Lucera
Silvestro Luigi Acquaviva Collecroce San Marco in Lamis
Simone Gerardo Mirabella (AV) San Marco in Lamis
Simonelli Gennaro Celenza Colletorto
Spallone Marcellino San Bartolomeo San Marco in Lamis
Specchiulli Matteo Apricena Poggio Imperiale
Speranza Antonio Casalnuovo Casalnuovo
Speranza Pasquale Casalnuovo Casalnuovo
Speranza Stefano Casalnuovo Casalnuovo
Spinelli Giuseppe Casalnuovo Montefalcone (BN)
Spinelli Francesco Castelnuovo San Marco in Lamis
Spinelli Beniamino Luogosano (AV) Ascoli
Staffa Antonio San Paolo San Severo
Staffa Salvatore San Paolo San Severo
Stefania Giuseppe Cagnano Cagnano
Tancredi Pietro San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Tantimonaco Michele Vieste Vieste
Tartaglia Matteo Apricena Apricena
Tavaglione Giuseppe Rodi Vico
Tavano Pasquale Ragusa San Marco in Lamis
Tefano Antonio San Marco la Catola San Marco in Lamis
Tenace Michele San Marco in Lamis San Giovanni Rotondo
Testa Francesco Torremaggiore Benevento
Tiritiello Pasquale San Ferdinando San Marco in Lamis
Tomaiuolo GiovanBattista Mattinata Monte S. Angelo
Torella Gaetano Torre le Nocelle San Marco in Lamis
Torraca Matteo Monte S. Angelo San Marco in Lamis
Torsinonsino Cosmo San Giovanni Rotondo
Torzillo Vincenzo Laviano (SA) Ascoli
Tosano Tommaso Troja Biccari
Tosches Nicola Casalvecchio Casalvecchio
Totaro Antonio Monte S. Angelo San Marco in Lamis
Tranasi Gianbattista –
Travisani Vitantonio Laviano (SA) Ascoli
Tricarico Vincenzo Gabriele San Marco in Lamis Apricena
Troiano Pasquale Monte S. Angelo San Marco in Lamis
Tronca Paolantonio Celenza Benevento
Trotta Francesco Monte S. Angelo Vieste
Tufarolo Antonio San Marco la Catola San Marco la Catola
Tullo Francesco Palo del colle Troja
Turco Angelo San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Tusano Felice Casalvecchio Casalvecchio
Tusiani Luigi Torremaggiore Montefalcone (BN)
Tutalo Giuseppe San Marco la Catola Castelnuovo
Valente Michele Gambatesa Lucera
Valentino Angelo Zapponeta Ascoli
Varanelli Gianbattista Celenza San Bartolomeo
Vardaro Giovanni Celle Roseto
Vecera Michele Vico Vico
Venditti Nicola Pietramontecorvino Castelnuovo
Villani Michele Casalnuovo Castelnuovo
Villani Angelo Raffaele San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Villani Leonardantonio San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Vincitorio Giovanni San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Vincitorio Giuseppe Antonio San Marco in Lamis San Marco in Lamis
Vinnolo Rocco Anzano Ascoli
Virgilio Agostino Montefalcone (BN) San Bartolomeo
Vitagliano Nicola Casalnuovo Casalnuovo
Vitale Diodato Apricena San Severo
Vitale Michele Ururi Ripalta
Vocino Luigi Apricena Apricena
Volpe Berardino Cagnano San Marco in Lamis
Volpe Nicola Cagnano Cagnano
Volpe Lorenzo Monteleone Panni
Volpi Donato Castiglione Ascoli
Voto Gianbattista – Ischitella
Zaccaria Domenico San Paolo San Paolo
Zappatore Francesco Torremaggiore Torremaggiore
Zeni Giacomo Tiriolo (CZ) Serracapriola
Zenoli Giovanni Tiriolo (CZ) Serracapriola
Zullo Francesco Casalnuovo Volturino
Ah…non è che siano tutti..è giusto qualcuna passato per il tribunale…quelli sparati nelle piazze o nelle campagne, a migliaia qui non risultano…e parliamo della sola provincia di Foggia……….
Basta. Non se ne può più. Educati, gentili, moderati. Basta. Poeti, lei (minuscolo per comodità) è un “CIUCCIO”. Le sue risposte alle osservazioni dei Savoia sono un frullato di stupidaggini colossali e giustificano il pessimo lavoro che ha realizzato. Ero scettico sul suo lavoro prima di vederlo ma come sempre lo scetticismo si accompagna a curiosità. Mi ha fregato, lo ammetto. E’ riuscito a farmelo vedere tutto anche perchè la prima parte sembrava voler preludere a qualcosa di vero. Speranze completamente disattese. Inguardabile, stomachevole e questo sì, ridicolo, non le tesi dei neoborbonici. Briganti. Lei usa questo termine a sproposito. Esistevano anche prima dell’arrivo dei piemontesi. Certo, il nome venne dato dai francesi “brigant” per intendere quel popolo napoletano che si opponeva al loro arrivo. Popolo, caro Poeti, le masse contadine che prima combatterono, soli, con i forconi, senza organizzazione, contro i francesi e poi si unirono a Ruffo nella marcia di liberazione del ’99. Quando i francesi tornarono, non si trovò più un Ruffo a guidare la rivolta e vennero fuori i vari Fra Diavolo (briganti appunto) che li combattevano. Se per briganti intende quella sorta di protomafia e protocamorra, altra cosa è. La delinquenza comune, era fisiologica. Tanto per aprirle la mente, vada a vedere i dati e si accorgerà che nel Piemonte prima dell’unità si consumavano più reati che in tutto il regno delle due sicilie. Ma non pretendo che lei capisca la differenza. E’ riuscito in un’operazione fantastica. Ha rivalutato la figura di Crocco (che ha combattuto per anni i piemontesi, giurando fedeltà a Francesco II), considerato un delinquente (come tutti i briganti), trasformandolo in un eroe antiborbonico e giustificando i piemontesi, poverini, costretti a dargli la caccia per essersi macchiato di un crimine contro un’autorità istituzionale. Provi, se ne ha le capacità, a rispondere ai commenti ma stia attento, ad ogni stupidaggine che dirà potremmo inondarla di documenti. Ha voluto cimentarsi in un argomento che scotta e non conosce affatto solo per botteghino? Non lo faccia più, si occupi d’altro. Il Sud non tollera più maestrini “ciucci e probabilmente venduti” come lei che vengono come sciacalli a stravolgere la realtà dei fatti. BOCCIATO.
Prima di inoltrarsi è preferibile che legga almeno35-40 libri…basta cercarli…
Non mi risulta che un Ruffo abbia mai guidato il popolo per liberare il sud. Da chi poi? Quelli che, invece, nel 1799 lo seguirono e finirono col soffocare nel sangue le legittime aspirazioni delle popolazioni meridionali, per rimettere sul trono il Borbone, cacciato da Napoli appena sei mesi prima, altri non erano che orde sanguinarie composte dai peggiori fuorilegge, criminali, assassini, violenti e pendagli da forca del Regno, che affollavano le carceri siciliane, liberati appositamente allo scopo e messi agli ordini “del sacrilego cardinal Ruffo… , che per l’occasione si proclamò Papa, dando così maggior credito alle indulgenze, le quali spargeva a larga mano”, ebbe a dire nel suo “Rapporto al Cittadino Carnot” sulle segrete cagioni, e su’ principali avvenimenti della catastrofe napoletana… il Grande Francesco Lomonaco (ovvero F.L., divenuto poi amico di Vincenzo Monti – al quale tradusse l’Iliade e l’Odissea – , Ugo Foscolo e Alessandro Manzoni, al quale, nell’agosto del 1810, tre giorni prima della sua improvvisa “scomparsa”, deluso dalle confuse vicende italiane dell’epoca, dopo aver già donato alcuni “scritti a un militare che si credeva di essere un poeta”, regalò “a un giovine e promettente scrittore” un manoscritto siglato F.L., che non vuol dire certo Fermo e Lucia, ma, appunto, e ora non possiamo più far finta di non saperlo, FRANCESCO LOMONACO), uno dei più ferventi Patrioti, nonché grecista, latinista e letterato italiano, e fra i maggiori fautori della Repubblica Partenopea, naturalmente insieme a tante altre eccellenze italiane, tra i quali citiamo soltanto alcuni nomi: Mario Pagano, Domenico Cirillo, Francesco Conforti, Vincenzio Russo e, anche, la Eleonora Pimentel Fonseca… Tutti personaggi, questi, mandati direttamente al patibolo dopo la restaurazione sanfedista, e dei quali non avremmo avuto menzione né memoria se non fosse stato per il Lomonaco, il quale, peraltro, pur condannato alla stessa fine, scampò miracolosamente la forca, e venne ricercato per tutta Europa, sino al 1° settembre 1810.
Altri Ruffo, non ne conosco e, ripeto, non fosse stato per il “Rapporto…” presentato nel gennaio del 1800 dal Lomonaco, in un paese straniero, la Francia, al Cittadino Carnot, Ministro della Guerra, certi fatti, molto probabilmente, non sarebbero mai arrivati fino a noi, o perlomeno così come realmente accaduti, e il Cardinal Ruffo sarebbe stato quasi sicuramente beatificato se non addirittura santificato… Tanti, difatti, erano gli imbrogli che si combinavano ai tempi di Lomonaco, il quale, pensate un po’ che Tipo, già dal 1794, aveva in animo un’Italia Unita, libera, indipendente, laica e repubblicana. Per tali sue idee unitarie, che infiammarono il petto dei suoi contemporanei, in primis il Foscolo e il giovane Manzoni, venne definito il precursore di Mazzini. Ma, al Cardinal Ruffo, al quale porporato – dice sempre il Lomonaco – si assegnarono luogotenenti generali, Pronio, Sciarpa e – appunto – Fra Diavolo: il primo fuorgiudicato e adorno dell’insigne del guidatico, il secondo birro dell’udienza di Salerno, il terzo scorridor di campagna, mostro che faceva pompa di una tazza, ov’era solito abbeverarsi di sangue umano. Adescate dal saccheggio si arruolarono sotto l’infame vessillo orribili ciurme. Sbarcò dunque Ruffo nelle coste della Calabria ulteriore…” Etc, etc… (Tratto da “Il Rapporto….”), nonostante tutto, si diceva, al Ruffo gli è andata male! Come del resto allo stesso Lomonaco, ancora oggi all’Indice. Perciò, da sempre, sostengo che la Verità sul nostro passato storico e, soprattutto, LETTERARIO è tutta, ma proprio tutta, ancora da scoprire: è in perfetta attesa di essere svelata. E, quanto prima, speriamo vengano aperti tutti gli archivi segreti esistenti, pubblici e privati, compresi quelli più inaccessibili, senza più alcun tabù o paura, tanto indietro non si torna. Solo allora, salvo manipolazioni e aggiustamenti già operati, forse scopriremo e sapremo finalmente delle belle novità, intanto, ad esempio, su chi ha realmente scritto I PROMESSI SPOSI. Perché è tutto da lì, da certi rimaneggiamenti e malintesi, abilmente voluti e mai chiariti, che nasce la confusione che, ancora oggi, regna sovrana nel nostro bel Paese. In Italia! Come fa la polvere sugli scaffali.
Michele Giuseppe Scaccuto (*)
m.scaccuto@teletu.it
(*) Autore di “Eresie” su Francesco Lomonaco, Firenze Libri, 2004. Volume, un centinaio di pagine, frutto di una lunga, laboriosa e costosa ricerca, prontamente ritirato dal commercio, probabilmente perché scomodo. Tuttavia, chiunque volesse avere copia, può richiederla via e mail. Stesso mezzo, verrà inviata copia in formato Pdf. GRATUITAMENTE.