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Cannes 64: i Balcani sotto i riflettori

Si avvia alla conclusione la 64esima edizione del Festival di Cannes con due film del sudest Europa in concorso: “Bir Zamanlar Anadolu’da – Once upon a time in Anatolia” del turco Nuri Bilge Ceylan e “La source des femmes” del franco-romeno Radu Mihaileanu.

A metà strada tra arte e cinema, Nuri Bilge Ceylan in “Bir Zamanlar Anadolu’da” (C’era una volta in Anatolia) racconta la storia di una notte di tensione vissuta da un medico e da un procuratore che abitano nelle steppe asiatiche. Non è la prima apparizione per il regista di Istanbul a Cannes. Nel 2002 ha vinto il Gran Premio della Giuria con “Uzak” (Lontano), pura poesia in forma di film ambientato in una suggestiva Istanbul innevata, per poi bissare nel 2008 con “Three Monkeys” per il quale si è aggiudicato nel 2008 il premio per la miglior regia affermando di dedicarlo “al mio Paese, bello e solitario che io amo appassionatamente”.

A scendere in campo c’è anche Radu Mihaileanu con il suo nuovo “La source des femmes”. Dopo “Train de vie” e “Il concerto”, il regista franco-rumeno torna ancora una volta a raccontarci una storia che oscilla tra commedia e dramma. La storia è ambientata in un piccolo villaggio, da qualche parte tra il Nord Africa e il Medio Oriente. Le donne vanno a prendere l’acqua in un pozzo assai lontano, e lo fanno da sempre. La giovane Leila propone quindi a tutte le donne del villaggio di fare uno sciopero dell’amore: niente più coccole e niente più sesso finché non saranno gli uomini in qualche modo a portare l’acqua. Il regista porta a Cannes la colorata femminilità del Maghreb in una commedia agra che parla di temi eterni ma guardando al presente.

“Les bien-aimés” di Christophe Honoré è l’unico film presente nella sezione fuori concorso in cui si racconta l’eterna ricerca dell’amore e della felicità, attraverso il tempo che passa.

Nella sezione Un Certain Regard in programma “Elena” di Andrey Zvyagintsev e in Cannes Classics “Le rideau cramoisi” di Alexandre Astruc.

 

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