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Festival di Roma: verso la conclusione tra polemiche e proteste

Ultime battute per la 5° edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, di cui oggi si conosceranno i vincitori. Concluse le proiezioni dei film del Concorso ufficiale, ieri è passato Fuori Concorso il thriller francese “L’homme qui voulait vivre sa vie” di Eric Lartigau, adattamento del romanzo di Douglas Kennedy che racconta la storia di un uomo dall’esistenza perfetta che viene sconvolta dalla scoperta del tradimento della moglie.

Sul red carpet è arrivato il folto cast della serie tv in quattro puntate “Lecose che restano” di Gianluca Maria Tavarelli, composto da Paola Cortellesi, Claudio Santamaria, Ennio Fantastichini, Lorenzo Balducci. Seguito ideale de “La meglio gioventù”, la miniserie racconta di una famiglia che si divide dopo un evento doloroso e di come la vita riprenda con fatica e coraggio. La storia di una famiglia che rappresenta l’Italia di oggi cercando di raccontare chi siamo, cosa siamo diventati e cosa non vogliamo più essere. Polemiche in conferenza stampa tra i giornalisti e l’organizzazione per l’impossibilità di vedere la fiction. Gli sceneggiatori Stefano Rulli e Sandro Petraglia si sono detti imbarazzati per l’accaduto: “Ci abbiamo lavorato per quattro anni, i testi hanno dei sottotesti: se vi raccontiamo le trame, tutti i film si assomigliano. Siamo imbarazzati da questa situazione, se volete parliamo dei 100autori, del governo che speriamo torni a casa. Che conversazione facciamo?”. Il produttore Angelo Barbagallo addossa la responsabilità: “Mi scuso, ma è una decisione del festival”. In un incontro post conferenza la situazione si chiarisce: “La mia non era una critica la festival, – dice il produttore – è stata una scelta condivisa con Piera (Detassis, direttrice del Festival ndr)”. Entrambi hanno parlato di ‘errore’: “Il problema è la dimensione dei festival: i meccanismi per la presentazione delle fiction vanno ancora oliati, dobbiamo scardinare ancor più le regole”, ha spiegato Detassis. Comunque, ribadisce, “abbiamo fatto un errore, il festival ha due facce, pubblico e stampa, e non sempre è facile tenerle insieme, anche se ne costituiscono la ricchezza”.

Il pomeriggio è stato agitato dai “Movimenti uniti contro la crisi” che hanno costretto gli organizzatori a ‘chiudere’ il festival per quasi un’ora. Alcuni centri sociali (tra cui “Action” per il diritto alla casa), studenti, organizzazioni di precari hanno infatti manifestato di fronte ai cancelli dell’Auditorium, facendo chiudere i cancelli alle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. L’occasione per manifestare è stata la proiezione del documentario “Crisi di classe” di Giovanni Pedone, al quale doveva seguire un dibattito sulla crisi e i nuovi poveri con il presidente della Commissione Finanze e Tesoro Mario Baldassarri e il direttore di Centro Studi di Confindustria. Una quindicina di manifestati, entrati regolarmente per vedere la proiezione del documentario, al termine e durante i titoli di coda sono saliti sul palco mostrando i cartelli con la scritta “La mia vita non è un film”. Dopo un breve intervento sul palco i ragazzi si sono poi allontanati insieme agli altri manifestanti del movimento su viale De Coubertin, seguito dalla polizia antisommossa.

Protagonista dell’ultima lezione di cinema è stato poi Alexandre Rockwell, anticonformista regista indipendente statunitense che ha presentato anche il suo ultimo film nella sezione Extra “Pete Small is dead”.

Nell’attesa di sapere chi saranno i vincitori ufficiali intanto, la critica online, ha assegnato il Mouse d’Oro alla black comedy “Kill me please” di Olias Barco ed il Mouse d’Argento a “The social network” di David Fincher.

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