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Fausto Brizzi su scomparsa Monicelli

“Mario Monicelli era semplicemente un genio, non era un regista. Quando gli intitoleranno una strada spero che sotto non scrivano sceneggiatore regista ma genio”: così il regista Fausto Brizzi ricorda il maestro.

“Aveva un filtro suo, un modo di vedere la realtà con un cinismo sempre divertente, cattivo ma mai in senso negativo”, spiega Brizzi, che ha fatto della commedia la sua bandiera, prima da sceneggiatore, poi anche da regista firmando i film “Notte prima degli esami”, “Notte prima degli esami oggi”, “Ex”, “Maschi contro femmine”, l’ultimo successo, e il prossimo “Femmine contro maschi”, in uscita a febbraio.

“Mi sono divertito sempre con i suoi film. Uno dei primi che ho visto al cinema, per motivi generazionali, è stato ‘Amici miei'”, racconta. Proprio del “prequel” di quel cult, Brizzi è co-sceneggiatore, con la regia di Neri Parenti. In questo nuovo film, con Christian De Sica, Giorgio Panariello, Michele Placido, Paolo Hendel e Massimo Ghini come protagonisti di zingarate e scorribande, si è cercato di essere “molto rispettosi del tono dell’originale”. Sarà un omaggio a quella allegra banda, fatta da Ugo Tognazzi, Philippe Noiret, Duilio Del Prete, Gastone Moschin e Adolfo Celi, di cui nessuno è ancora in vita.

Oltre ad “Amici miei”, Brizzi ha amato “Speriamo che sia femmina”, “anche se non è uno dei film più considerati della sua carriera”.

Il regista non ha dubbi, da Monicelli c’è solo da imparare: “E’ il 95enne che vorrei diventare io. In questa Italia geriatrica in cui i leader sono per la maggior parte over 70 e attaccati al loro posto, lui era un ultranovantenne con l’energia di un venticinquenne, sia dialettica che fisica. Quattro anni fa ha anche girato un film – ricorda Brizzi – io mi sento fiacco ora, a 42 anni, quando finisco di girare, non oso immaginare che energia doveva avere dentro quell’uomo. Un po’ come Obelix, sarà caduto in una pozione magica da piccolo”.

Il suicido lascia l’amaro in bocca, anche se a 95 anni? “E’ un uomo che comunque ha vissuto intensamente la sua vita – risponde Brizzi – molti suoi film lasciano l’amaro in bocca. Il suo non è un finale inadeguato. E’ nel personaggio, la sua è una decisione intima in cui non si riesce a penetrare e che non puoi comprendere se non ti trovi. Credo che abbia lasciato talmente tante risate alle spalle – conclude – che il suo ricordo sarà comunque con il sorriso”.

Fonte: ANSA

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