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“Le mura di Bergamo” è Film della Critica

Le mura di Bergamo

Il film documentario “Le mura di Bergamo” di Stefano Savona è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI.

Questa la motivazione: “Stefano Savona conferma la capacità di raccontare il trauma che da personale si fa collettivo e mostra Bergamo come una città lacerata esattamente come il corpo dei suoi abitanti. Un lavoro complesso, stratificato, che scava nella memoria dolorosa del recente passato senza mai trasformarsi in cronaca del dolore, ma suggerendo la necessità della memoria”.

Dopo l’anteprima mondiale al 73. Festival Internazionale del Cinema di Berlino, il film documentario “Le mura di Bergamo” di Stefano Savona arriva nei cinema il 23 marzo distribuito da Fandango, accompagnato da un tour con l’autore.

Il film, prodotto da Iervolino & Lady Bacardi Entertainment con Rai Cinema, realizzato con il supporto di Danny Biancardi, Sebastiano Caceffo, Alessandro Drudi, Silvia Miola, Virginia Nardelli, Benedetta Valabrega, Marta Violante, racconta l’arrivo della pandemia di Covid-19 in Italia, in particolare a Bergamo: una città che, come un unico organismo si scontra e reagisce al virus, rendendo la maglia di connessioni tra le vite degli abitanti ancora più stretta e forte.

“Tre anni fa con un gruppo di giovani registi che erano stati miei studenti alla scuola di documentario del CSC Palermo abbiamo attraversato un’Italia deserta per arrivare a Bergamo nel mezzo di una crisi mai vista – commenta il regista Stefano Savona – In punta di piedi abbiamo iniziato a filmare le vite di chi, rischiando in prima persona, cercava di affrontare la catastrofe che ci stava investendo tutti. La nostra scommessa è stata quella di restituire i movimenti di una comunità in resistenza. Ogni sera ci riunivamo a riguardare le immagini raccolte, cercando di ritrovare i raccordi invisibili che le univano, di cominciare a riannodare i fili delle storie che la pandemia aveva provato a cancellare. Per altri due anni siamo tornati a Bergamo per raccontare il rituale collettivo di elaborazione del lutto e di costruzione della memoria che avevamo visto nascere e di cui questo film-memoriale si vuole fare portatore”.

 

 

 

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