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A tu per tu con la Signorina Solarino

Intervista esclusiva a Valeria Solarino

Recentemente ha prestato il volto alla moglie di Garibaldi nella fiction Rai “Anita”, al cinema l’abbiamo vista in “Vallanzasca – Gli angeli del male”, “Manuale d’amore 3”, “Viola di mare”, “La febbre” e “Signorina Effe”, ora Valeria Solarino torna al primo amore, il teatro, con “Signorina Giulia” del drammaturgo svedese August Strindberg, diretto e interpretato da Valter Malosti. Il testo, che ai tempi della pubblicazione nel 1888 provocò scandalo, si svolge nella notte magica di San Giovanni e mette in scena la seduzione di Julie, la padrona di casa, e Jean, il suo servo, sfidando le convenzioni legate alle classi sociali e ai ruoli uomo-donna.

Abbiamo incontrato la protagonista Valeria Solarino, in questi giorni in scena al teatro Eliseo di Roma.

Innanzitutto come ti sei avvicinata a questo testo che ha come protagonista uno dei personaggi teatrali femminili più complessi? Non ne hai avuto timore?
Quando Valter (Malosti ndr.) me l’ha proposto l’anno scorso ho accettato senza pensarci. Non so perché, ma io penso sempre dopo alla difficoltà delle cose e al rischio che sto correndo. Anche per “Viola di mare” mi chiedevano del rischio che avevo affrontato per quel personaggio ma in realtà io non ci avevo mai pensato e pure per il ruolo di Giulia è stato così. Ho pensato che se un regista come Valter che conoscevo e stimavo me lo proponeva potevo stare tranquilla perché c’era lui.

E’ più coraggio o incoscienza?
Forse più incoscienza perché il coraggio ce l’hai quando sei consapevole di una cosa e cerchi di affrontarla e superarla.

Tu hai cominciato a studiare recitazione a teatro, poi il cinema ti ha immediatamente “scippata” al palcoscenico. Come vivi questo ritorno?
Ricordo che un giorno alla scuola di teatro dove studiavo a Torino venne Massimo Popolizio a farci qualche lezione e un giorno, durante una pausa,  mi guardò e disse “il cinema ti ruberà al teatro”. Io non avevo mai pensato di fare cinema, mi vedevo come attrice di teatro e non capivo perché mi avesse detto una cosa del genere. Circa un mese dopo mi scelsero per fare il mio primo film “La felicità non costa niente” e poi “Fame chimica”. Ho cominciato a fare film quando frequentavo ancora la scuola quindi il teatro non l’avevo mai provato davvero. Avevo fatto solo uno spettacolo che era un saggio e senza tournée. Quando Valter me l’ha proposto ho pensato “proviamo”. Era un ritorno ma anche un debutto.

Com’è stato l’impatto del passaggio dal set cinematografico al palcoscenico?
Il debutto a Torino è stato davvero terrorizzante e questo terrore quasi mi bloccava per cui non sono arrivata con il piacere della recitazione, mentre quest’anno l’abbiamo ripreso con calma e durante le repliche ho proprio sentito il piacere di farlo. Adesso non vedo l’ora di andare in scena.

Sei entrata completamente dentro il personaggio di Giulia?
Questo non lo so, diciamo che sono entrata dentro la mia signorina Giulia, cioè a quello che io posso portare in questo momento della mia vita artistica che è un debutto teatrale. E’ un personaggio complicato, molto ricco, che ogni giorno cresce, si modifica, mi dà la possibilità di scoprirlo e non mi annoia perché è come se ancora non ce l’avessi totalmente in pugno.

Che sensazioni ti suscita Giulia? E’ un personaggio piuttosto controverso, ingenuamente sfrontato, viziato, a tratti menefreghista, debole ma allo stesso tempo crudele…
Quella di un’estrema tenerezza. Prima sembra un carnefice poi invece diventa vittima e infine cerca di recuperare ma non ce la fa. Pensa che l’unico modo di sfuggire a questa fine tragica che le si prefigura sia quello di confessarsi e di lasciarsi andare. Quello che mi piace di lei, ma anche degli altri personaggi di questa pièce, è che dicono le cose che pensano, ciò che provano davvero, desideri, sogni. Tutto ciò che Giulia dice sono verità molto profonde e oggi si ha grande difficoltà anche solo a concentrarsi per pensare a sé stessi.

Nel testo di Strindberg si affronta il conflitto uomo-donna e quello tra classi sociali. Quale dei due è più attuale secondo te?
Il conflitto uomo-donna è eterno anche perché credo che dentro di noi ci sia una parte maschile e una femminile che prevalgono a seconda delle situazioni. Il conflitto di classe, invece, c’è molto meno e comunque è legato al denaro non più al non potersi “mischiare”.

Dopo le date di Roma (dove va in scena fino al 26 febbraio) “Signorina Giulia” sarà al Teatro Municipale di Piacenza (28-29 febbraio) e al Teatro Ambasciatori di Catania (2-7 marzo).

 

 

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