Ginevra/Roma, 1 ottobre 2012 – Questa settimana i leader dei governi si incontrano a Ginevra in occasione del 63° Comitato Esecutivo dell’UNHCR, mentre a Dadaab, il più grande campo rifugiati del mondo, i somali continuano a vivere in condizioni estreme e in un clima di terrore. L’organizzazione medico umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) esorta gli Stati che hanno sottoscritto la Convenzione sui Rifugiati ad impegnarsi realmente, insieme al governo del Kenya e all’UNHCR, adempiendo alle loro responsabilità nei confronti dei rifugiati di Dadaab. Devono essere implementate subito misure drastiche per migliorare la loro protezione e assistenza.
“Ci preoccupa il livello generale di assistenza fornito ai rifugiati”, afferma Bruno Jochum, Direttore Generale di MSF, che ha visitato il campo Daghaley a Dadaab la scorsa settimana. “Con il peggiorare delle condizioni di sicurezza, i servizi di base e la fornitura degli aiuti sono stati ridotti in modo significativo. Non sorprende che i rifugiati stiano affrontando un’altra volta il colera e una nuova epidemia di epatite E”.
A partire dall’anno scorso, i fondi internazionali per i campi sono stati tagliati di oltre il 40%, mentre il numero dei rifugiati è continuato ad aumentare. Con la stagione delle piogge alle porte, MSF è preoccupata per la mancanza di ripari e di servizi igienico-sanitari. L’assistenza temporanea fornita ora non è certamente sufficiente e c’è il rischio di un’altra grave crisi umanitaria all’interno del campo.
MSF lamenta anche l’insufficiente protezione dei rifugiati. “Il fatto che i rifugiati appena arrivati non siano registrati è semplicemente inaccettabile ed è una chiara violazione delle convenzioni sui rifugiati e dei trattati internazionali”, continua Bruno Jochum. “Incoraggiamo le discussioni in corso a risolvere questa seria questione, tra il governo del Kenya e l’UNHCR. Le registrazioni devono essere riaperte in fretta”.
La Somalia è ancora un Paese in conflitto, perciò il rimpatrio su larga scala è ancora un’opzione del tutto prematura. Le condizioni di sicurezza del campo non permettono una protezione adeguata né un rifornimento di aiuti.
Malgrado il relativo miglioramento della sicurezza a Dadaab negli ultimi mesi, i rifugiati affrontano ancora alti livelli di violenza all’interno dei campi, che non sono ancora dei luoghi sicuri come dovrebbero. Anche le attività delle organizzazioni umanitarie, inclusa MSF, sono fortemente limitate. Da luglio, in seguito ad un altro incidente di sicurezza che aveva come obiettivo proprio gli operatori umanitari, per lo staff internazionale di MSF non è stato più possibile continuare a lavorare in pianta stabile nel campo. Attualmente, è fortemente limitata la capacità di MSF di rispondere adeguatamente alle emergenze sanitarie più gravi e di garantire assistenza medica di qualità.
MSF chiede l’immediata riapertura delle registrazioni dei nuovi rifugiati e l’attuazione delle misure necessarie a garantire la loro protezione. Devono inoltre essere messe in atto misure urgenti per rispondere ai bisogni di base dei rifugiati, in particolare la possibilità di avere ripari e un sistema igienico-sanitario adeguato. La salute e la protezione dei rifugiati di Dadaab deve diventare la priorità per gli Stati che hanno sottoscritto la Convenzione sui Rifugiati.
MSF gestisce un ospedale con 200 posti-letto a Dagahaley, uno dei cinque campi che compongono il sito di Dadaab. Al momento, ci sono più di 400 bambini severamente malnutriti nel programma di nutrizione. MSF porta avanti una media di 14.000 visite mediche al mese e ricovera 1.000 pazienti tra rifugiati e comunità ospitanti. L’ospedale fornisce assistenza medica a bambini, adulti, donne incinte, oltre ad assistenza chirurgica e cure per HIV/AIDS e tubercolosi. MSF gestisce anche quattro ambulatori a Dagahaley, fornendo assistenza medica di base, comprese cure prenatali, vaccinazioni e assistenza psicologica.
Un anno fa – a ottobre 2011 – le due operatrici umanitarie di MSF, Monserrat Serra e Blanca Thiebaut, sono state rapite nel campo rifugiati di Dadaab mentre fornivano assistenza d’emergenza alla popolazione somala. MSF, sebbene continui a fornire una risposta alle crisi più gravi, ha interrotto l’apertura di progetti non emergenziali in Somalia fino al loro rilascio.
Medici Senza Frontiere, nata nel 1971, è la più grande organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo. Nel 1999 è stata insignita del Premio Nobel per la Pace. Opera in oltre 60 paesi portando assistenza alle vittime di guerre, catastrofi ed epidemie. www.medicisenzafrontiere.it; Facebook.com/msf.italiano; Twitter: @MSF_Italia.