Video conferenza stampa e interviste a Ferzan Ozpetek, Kasia Smutniak, Francesco Arca, Carolina Crescentini e Filippo Scicchitano
Due persone completamente diverse tra loro ma inspiegabilmente attratte l’una dall’altra e legate da una passione proibita e irrazionale sono protagoniste di “Allacciate le cinture”, il nuovo film di Ferzan Ozpetek.
Lui, si chiama Antonio, è un bel ragazzo dai vistosi tatuaggi, fa il meccanico ed è razzista, omofobo e semianalfabeta. Lei si chiama Elena, fa la cameriera ed ha delle ambizioni imprenditoriali, sogna di mettere su un locale assieme all’amico gay Fabio, aiutata dal benestante fidanzato. I due s’incontrano e si scontrano in una giornata di pioggia, sotto l’affollata pensilina di una fermata dell’autobus, si odiano subito ma i loro destini tornano presto ad incrociarsi…
A dar volto ai due protagonisti sono un’intensa Kasia Smutniak e Francesco Arca, ex tronista al suo debutto cinematografico, convincente nei panni dell’uomo torvo e impetuoso. La Smutniak ha perso parecchi chili per interpretare in maniera credibile il suo ruolo nell’ampio arco temporale di 14 anni e minato dalla malattia. Nel cast anche Filippo Scicchitano, Carolina Crescentini, Carla Signoris, Paola Minaccioni, Francesco Scianna, Elena Sofia Ricci, Luisa Ranieri e Giulia Michelini.
Con “Allacciate le cinture” il regista italo-turco torna a girare a Lecce e torna alla scrittura, dopo cinque anni, con Gianni Romoli (collaboratore da “Harem Suare” a “Mine vaganti”) raccontando una storia che riprende i suoi temi tipici: l’amore, l’amicizia e il confronto con la morte. Il problema è che, nel mescolarli, il film presenta una discontinuità della narrazione ed il passaggio poco convincente/approfondito dell’innamoramento. Il salto temporale in avanti di oltre un decennio stacca in maniera netta il film in due parti: la prima in cui esplode la passione tra i protagonisti, la seconda in cui lei scopre e affronta il fatto di essere malata. A convincere è invece il cast, quasi tutto al femminile, che dà volto a personaggi interessanti, ben caratterizzati, dolci e pieni di sarcasmo, su cui spiccano un’irriconoscibile Paola Minaccioni, in un ruolo drammatico ma pieno di humor, Elena Sofia Ricci con le sue crisi d’identità e Luisa Ranieri, nei panni di una verace parrucchiera.
“Allacciate le cinture” è nelle sale dal 6 marzo, distribuito in 350 copie da 01.
CURIOSITA’: della bella colonna sonora, curata da Pasquale Catalano, fa parte “A mano a mano” di Riccardo Cocciante interpretata da Rino Gaetano.
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INTERVISTE
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Kasia Smutniak e Francesco Arca
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Carolina Crescentini e Filippo Scicchitano
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POSTER
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ALCUNI COMMENTI DELLA CRITICA
Paolo Mereghetti, Corriere della Sera
(…) «Colpa» di Özpetek e della sua allergia al realismo quotidiano? Meglio, secondo me, ribaltare il punto di vista e lasciarsi contagiare dalla fiducia nella vita che sa trasmettere il regista turco-romano e vedere Allacciate le cinture come una specie di inno alla vitalità e alla forza dell’amore (…).
Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa
Dice Allacciate le cinture, dunque siamo in viaggio: un viaggio di vita costellato degli ovvi imprevisti e incidenti di percorso; e al contempo un viaggio nelle magnifiche ossessioni del cinema di Ferzan Ozpetek (…) Il bel finale, giocato su un intrigante scarto temporale come già nel riuscito Magnifica presenza, riscatta poi il film di certe sue debolezze ricordandoci i motivi per cui amiamo Ozpetek: la capacità di trasmettere sentimenti forti, l’assenza di remore intellettualistiche, il calore umano, la sensualità, la misteriosa, ineffabile vena surreal/fantastica.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero
(…) l’emozione resta sospesa, più evocata che vissuta. Come se quei personaggi esangui e un poco programmatici restassero pedine, ostaggio di un mondo ormai così noto da diventare fin troppo “comodo”, per tutti. Spettatori e autori.
Maurizio Acerbi, il Giornale
Che pacco l’ultimo Ozpetek. Quasi peggio del precedente Magnifica presenza (…) per far capire che sono trascorsi gli anni, Kasia Smutniak è dimagrita, Francesco Arca (col culetto nudo esibito tre volte) ingrassato. Ma solo chi è rimasto sveglio se ne accorge.
Dario Zonta, MYmovies.it
Un film che slitta tra lo sguardo naif e la cartolina, tra l’ingenuità e il modello stereotipato, in cui manca un contraddittorio meno edulcorato.
Federico Boni, Cineblog.it
(…) Al fianco di Ferzan uno degli sceneggiatori storici come Gianni Romoli, suo collaboratore in Harem Suare, Le Fate Ignoranti, La finestra di fronte, l’incompreso Cuore Sacro e Saturno contro. 4 mani per provare a rendere credibile l’amore impossibile tra Francesco Arca e Kasia Smutniak, colonna portante della trama che traballa costantemente sin dai primi minuti di pellicola. Perché in Allacciate le cinture funziona il resto, vedi i comprimari chiamati a stemperare i toni drammatici con parti stereotipate eppure ben delineate e divertenti, ma non i due protagonisti che con passione si abbracciano nel poster ufficiale del film, che urla quasi con tono ‘mocciano’ “un grande amore non avrà mai fine” (…).
Carola Proto, ComingSoon.it
(…) Pur affrontando la tematica che più gli sta a cuore, e cioè la solidarietà umana nelle sue varie forme e declinazioni, Ferzan Ozpetek gira la sua opera più matura e consapevole, un film che, pur annunciandosi come un melò, non sbrodola mai nel sentimentale. E se non tutti i personaggi sono credibili nel loro percorso, vera e sincera è la rappresentazione della malattia (…).
Pedro Armocida, FilmTv.it
(…) Il problema è che ora la messa in scena sembra un medley con le singole parti del discorso amoroso dei due protagonisti (Kasia Smutniak e Francesco Arca, sul quale è meglio stendere un pietoso velo) che aspirano a costruire un’intera esistenza attraverso la coralità dei personaggi alla maniera di Özpetek. Che non rinuncia mai a mostrarsi con i suoi imponenti pianisequenza, le sottolineate soluzioni formali con le riprese ad altezza bambino mentre in campo ci sono anche i genitori dimezzati, l’inserimento così accattivante dei suoni, della musica e delle canzoni (…).
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