Torna al cinema l’antica Grecia in versione dark e “testosteronica” con “300 – L’alba di un impero”
Era il 2006 quando Zack Snyder (il “papà”, tra gli altri, de l’Uomo d’acciaio, Watchmen e Il regno di Ga’Hoole – La leggenda dei guardiani) portò sul grande schermo le avventure di Leonida (Gerard Butler) e i suoi 300 nella lotta, impari, contro Serse (Rodrigo Santoro), il leggendario re di Persia.
Dopo 8 anni sul grande schermo ritornano le vicende legate alla lotta fra la Grecia delle Città Stato e la minaccia persiana dell’esercito di Serse, questa volta diretti da Noam Murro.
“300 – L’alba di un impero” ha come protagonista Temistocle, ateniese che guiderà la lotta contro la temibile Artemisia (Eva Green), generale della flotta navale di Serse, in contemporanea con lo scontro alle Termopoli guidato da Leonida.
Un sequel non sequel, perché le vicende narrate si svolgono quasi in contemporanea con il primo film della saga, “300” appunto.
Questo nuovo capitolo, ispirato in parte alla graphic novel “Xerxes” di Frank Miller, consolida il franchising iniziato nel 2006.
Il finale aperto lascia presagire ancora molti capitoli riguardo le storie, in versione testosteronica e splatter, dell’antica Grecia.
“300 – L’alba di un impero” convince per i suoi toni macabri, esasperati e coinvolgenti (vuoi anche per gli schizzi di sangue che arrivano direttamente al volto degli spettatori grazie al 3D) ma non vi aspettate ricostruzioni storiche precise e accurate, solo un mare di sangue, lotte e violenza.
“300 – L’alba di un impero” (300: Rise of an Empire) è nelle sale dal 6 Marzo distribuito da Warner Bros. Italia.
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ALCUNI COMMENTI DELLA CRITICA
Maurizio Porro, Corriere della Sera
Diretto da Noam Murro, il film ci schizza di sangue, spadoni e teste mozze per 100 minuti in 3D (…) un’operazione furba di marketing dove l’epicità diventa un nonsense quasi come il look depilato di Serse.
Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa
Non è propriamente un sequel di 300, che sulla base del romanzo grafico di Frank Miller rievocava l’episodio delle Termopoli, dove 300 spartani al comando del re Leonida (Gerald Butler) diedero la vita per bloccare l’esercito persiano di Serse (…) Nel passaggio di regia da Zack Snyder all’israeliano Noam Murro, il film si attiene alla stessa formula – estetizzante taglio formale sul modello del graphic-novel, viluppo di statuari corpi maschili, lotte coreografate con eleganza, fotografia giocata sull’ocra e sui neri – salvo che Murro è più realistico nella violenza e negli schizzi di sangue. A parte le polemiche sull’eventuale ideologia «teocon» del film, l’intrattenimento è assicurato.
Francesco Alò, Il Messaggero
Fiotti di sangue in slow motion simili a macchie cremisi di pollokiana memoria, cielo color antrace, Mediorente perverso e sessualmente promiscuo contro greci più slavati degli scandinavi (…) il film è anche una letteralmente combattuta love story (…).
Maurizio Acerbi, il Giornale
Meno male che c’è Eva Green a salvare, per quanto possibile, i destini del film. La sua carica erotica è notevole e il regista la sfrutta all’inverosimile per sviare alla sua mancanza di idee.
Gianluca Arnone, Cinematografo.it
Non chiamatelo il sequel di 300, ma la sua copia conforme. Con una Eva Green in più e uno Zack Snyder in meno.
Emanuele Sacchi, MYmovies.it
Prosecuzione del film-svolta di Snyder, fedele ad esso per estetica e spirito, ai limiti della reiterazione estenuante.
Antonio Bracco, ComingSoon.it
(…) 300 – L’alba di un impero raggiunge impressionanti livelli di pittura creando di fatto arte visuale, in cui il 90% di quello che si vede è generato al computer. Come un collage di digital painting messi in rilievo nella versione 3D, il film diretto da Noam Murro fonde se stesso con il fumetto durante le numerose sequenze in slow-motion con l’inevitabile difetto di essere ripetitivo. Gli scontri in battaglia si somigliano tutti e la debolezza della struttura narrativa apre spiragli per sbadigli. Godersi le immagini diventa la ragione unica dello spettacolo, ma per quanto l’efferatezza delle uccisioni sia trattata artisticamente con tanto di sangue desaturato, non tutti gli stomaci sono in grado di reggere fino alla fine.
Marco Minniti, Movieplayer.it
Più che un sequel, quello di Noam Murro è una sorta di ‘midquel’ del film di Zack Snyder, e ne riprende pienamente l’estetica, raccontando una battaglia svoltasi contemporaneamente a quella delle Termopili.
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