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Karin Proia: “Dicono che i film indipendenti siano liberi ma è vero per metà”

Intervista all’attrice e presto anche regista Karin Proia

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Sa far ridere anche involontariamente. Prorompente nell’immagine così come nella recitazione, a dispetto dell’attitudine che conosciamo sullo schermo, Karin Proia è riservata, discreta e delicata.

L’abbiamo raggiunta al telefono per fare due chiacchiere su “Ragazze a mano armata” (al cinema dal 19 Giugno), il film di Fabio Segatori di cui Karin è protagonista. E’ la storia di tre studentesse fuori sede di Corleone che durante una lite furibonda, inavvertitamente bruciano un borsone con un milione di euro. Lo aveva lasciato nel loro appartamento una bella rapinatrice in fuga. Minacciate da un malavitoso romano, saranno costrette a trasformarsi in improbabili rapinatrici.

Abbiamo scoperto che il sogno principale di Karin è la regia e che tra poco cominceranno le riprese di “Una gita a Roma”, il suo progetto indipendente da regista appunto, che vede tra i protagonisti una intramontabile Claudia Cardinale.

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Parlami del tuo personaggio.
Interpreto Bea, una donna stanca di essere sfruttata dal suo uomo e che ad un certo punto decide di tradirlo, in senso organizzativo. Scappa e si nasconde da lui e organizza una rapina coinvolgendo tre ragazze oneste di Corleone.

Qual è stata la difficoltà nel girare in così poco tempo e i limiti più grandi di budget incontrati?
Dicono che i film indipendenti sono liberi, il che è vero per metà. Puoi fare quello che vuoi ma non riesci a farlo perché devi entrare nei margini economici. E’ stato difficile ma anche divertente perché poi ognuno ci mette la passione. Devi cercare di trovare la soluzione a tutti i problemi, si lavora più del normale e senza troppi comfort. Ma si può fare. Certo, quando sentiamo parlare di budget bassi degli altri Paesi, ci viene da ridere perché comunque sono cifre più alte rispetto alle nostre.

Altra sorpresa di questo film, un cast giovanissimo, anche per quanto riguarda lo staff tecnico. Atmosfera sul set?
Bella, un film fatto a mano con molto entusiasmo e queste cose si possono fare solo con i giovani. Di solito uno pensa che le star siano gli attori, invece sono i tecnici.

Come ti sei preparata per il personaggio?
Mi sono affidata al regista, mi fido soprattutto quando i registi sono bravi. Io stimo Fabio (Segatori, ndr) e quindi non ho avuto problemi. Inoltre, quando ti affidi è più facile cambiare da interpretazione a interpretazione, se invece vai a ripescare sempre nelle tue corde, rischi di ripeterti. E cerco sempre di non farlo.

Qual è un ruolo in cui ti piacerebbe cimentarti?
Sto passando un periodo bulimico, vorrei fare tutto. Un tempo avevo dei ruoli preferiti adesso mi piacerebbe spaziare attraverso il maggior numero di caratteri. Mi piace sperimentare e ho fatto un po’ di esperienza. Poi, non ho un regista particolare con cui vorrei lavorare o un sogno nel cassetto, ma una cassettiera piena di sogni e di registi che ammiro, con cui lavorerei anche a basso budget.

Come ti vedi tra 10 anni?
Sempre piena di idee e di storie da raccontare. In verità sono un’attrice per caso perché ho studiato regia, anzi sto per debuttare da regista.

Cosa puoi anticiparmi?
Un film indipendente “Una gita a Roma”, i protagonisti sono due bambini e nel cast c’è Claudia Cardinale, una donna straordinaria che ha appoggiato il progetto e ha accettato di partecipare. Le riprese cominceranno a fine mese e dureranno per 6 settimane.

Cosa succederà dopo?
Sicuramente riprendo a girare “Le tre rose di Eva”, poi riprenderò in mano i documentari che avevo interrotto per dedicarmi ad altri progetti. E per quanto riguarda il mio debutto alla regia, vedremo. Mi piacerebbe trovare una distribuzione o che partecipasse a dei festival ma vedremo.

Qual è il cinema di riferimento?
Sono cresciuta con Sergio Leone, motivo per il quale sono contenta di lavorare con la Cardinale, e Antonioni.

Due nometti a caso.
E già (ride, ndr), sono nata e cresciuta in un borgo nella provincia di Latina e non è che avessi molti stimoli. Mi ha salvato l’abbonamento al cinema in tv che stipulò mio padre e guardando “Giù la testa” ebbi l’illuminazione. Idem per il piano sequenza di “Professione reporter”. Dopo le riflessioni che ne sono conseguite, ho cercato di dedicarmi all’arte a 360°.

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