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Biografilm 2023: “Sieben Winter in Teheran” vince il Concorso Internazionale

Immagine del film “Sieben Winter in Teheran” di Steffi Niederzoll

Annunciati i premi della diciannovesima edizione di Biografilm, che dopo 11 giorni di programmazione si chiuderà lunedì 19 giugno. Un festival prorompente e riflessivo, ricco di contenuti, ospiti, pubblico, dibattiti e tante occasioni per riflettere sul tema dell’identità e sul presente.

“Siamo toccati dall’entusiasmo con cui l’edizione di quest’anno di Biografilm è stata accolta da un pubblico curioso, attento e felice di far parte della nostra comunità, perché alla fine il tema dell’edizione di quest’anno ‘Essere e Avere’ ha avuto una risposta: siamo una comunità e abbiamo ogni anno l’occasione per celebrarla”, dichiarano Chiara Liberti e Massimo Benvegnù, direttori artistici del festival.

In occasione della cerimonia di premiazione, il festival ha proiettato in anteprima italiana “Jerry Lee Lewis: Trouble in Mind”, il documentario di Ethan Coen dedicato a una delle figure più originali del rock ‘n’ roll. Il ricavato della serata sarà devoluto a sostegno delle popolazioni colpite dall’alluvione sul fondo dedicato dall’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell’Emilia Romagna.

“Siamo estremamente felici dei risultati di questa edizione di Biografilm Festival. La sala è un luogo di massima importanza per noi e poter ospitare qui il pubblico e gli ospiti in queste undici giornate, è e rimane la nostra più grande gioia ogni anno – afferma il direttore generale Massimo Mezzetti – Il programma di quest’anno si è distinto per intensità e ricchezza di temi. Un programma di valore e di valori. Il mio ringraziamento va al lavoro svolto dai due nuovi direttori artistici e a tutto lo staff della programmazione, nonché, è giusto ricordare, a tutto il team di Biografilm, volontari compresi, a cui va la mia più sincera gratitudine. Senza di loro questo festival non sarebbe possibile. In questa diciannovesima edizione si sono rafforzatele sinergie con il territorio, avviando anche nuove collaborazioni con realtà associative, culturali e sociali. Nel clima di incertezza che le realtà culturali stanno vivendo, allearsi e lavorare insieme è decisivo e lungimirante”.

La giuria del Concorso Internazionale – composta da Philippa Kowarsky, John Bleasdale, Eefje Blankevoort – ha consegnato tre premi. Il Best Film Award | Concorso Internazionale, il premio dato al miglior film del concorso internazionale, è andato a “Sieben Winter in Teheran” di Steffi Niederzoll. Questa la motivazione: “Nel 2007 Reyhaneh Jabbari è stata arrestata e condannata a morte in Iran dopo aver ucciso un uomo che tentava di violentarla. Quello è stato l’inizio di un calvario durato sette anni in cui, secondo la legge della vendetta di sangue, il suo destino era nelle mani della famiglia dell’uomo morto. Grazie agli sforzi della sua coraggiosissima famiglia e alla sua resistenza, il suo è diventato un caso internazionale. La sua voce risuona potente nel documentario di Steffi Niederzoll, così come quella della sua famiglia che si batte per il suo rilascio. Il film è una denuncia coraggiosa, vitale e necessaria di un sistema ingiusto, e un ritratto dell’incredibile coraggio di una donna. Come giuria, non abbiamo potuto fare a meno di sentirci toccati, arrabbiati e ispirati dalla storia di Reyhaneh, mentre la sua lotta continua”.

Il Premio Hera “Nuovi Talenti” alla migliore opera prima del Concorso Internazionale è andato a “Une vie comme une autre” di Faustine Cros. “Una storia costruita in modo intelligente, intima e universale sull’essere donna. Seguendo le orme del padre cineasta, la regista esamina l’archivio di famiglia, lo rielabora e offre una nuova importante prospettiva sul ruolo delle donne nella nostra società”.

La Menzione Speciale per il Premio Hera “Nuovi Talenti” del Concorso Internazionale è andata invece a “Colette et Justin” di Alain Kassanda, “un film che esplora il nostro passato coloniale mettendo in discussione la grande storia e immergendosi in storie personali mai raccontate”.

La giuria di Biografilm Italia – composta da Angeliki Petrou, Jo-Ann Titmarsh e Gianluca Matarrese – ha consegnato invece quattro premi. Ha vinto il Best Film BPER Award | Biografilm Italia, premio al miglior film del Concorso Biografilm Italia, “After the Bridge” di Davide Rizzo e Marzia Toscano con la seguente motivazione: “L’estrema padronanza del linguaggio cinematografico rende questo struggente ritratto di una madre in lutto, la storia di una donna che è molto di più della somma delle sue tragedie”.

La Menzione Speciale BPER | Biografilm Italia 2023 va a “The Mayor – Me, Mussolini and the Museum” di Piergiorgio Curzi. “Un film che ci mostra l’importanza di come la cancellazione della storia, anche se scomoda, non sia la strada giusta per proteggere la democrazia. Un film di grande attualità che ci invita a tenere il dibattito aperto”.

Il Premio Hera “Nuovi Talenti” della sezione Biografilm Italia per la migliore opera prima va a “Nota Bene” di Jeroen Pool. Questa la motivazione: “Un film d’esordio maturo e riuscito. Attraverso una costruzione visuale forte e grafica, questo studio d’osservazione ritrae il cimitero come un microcosmo senza tempo in cui i morti e i vivi convivono armoniosamente”.

La Menzione Speciale Hera “Nuovi Talenti” per la migliore opera prima di Biografilm Italia va a “La ricerca” di Giuseppe Petruzzellis con la seguente motivazione: “Il racconto di un personaggio atipicamente poetico ci porta ad un’elevata e universale riflessione sul nostro passato, presente e futuro. Attraverso un linguaggio raffinato e un uso degli archivi saggiamente creativo”.

Tra le novità di quest’anno c’è il Premio Manifesto, consegnato al miglior film di Contemporary Lives dalla giuria formata da rappresentanti di alcune realtà che si distinguono sul territorio per l’impatto sociale dei progetti che portano avanti. I membri sono Michele Cattani (Arca di Noè), Margherita Apone (Casa delle Donne per non subire violenza di Bologna), Irene Pasini (Cassero LGBTI+ Center), Christian Leonardo Cristalli (Gruppo Trans), Fatema Aktar (Next Generation Italy), Giulia Sudano (Period Think Tank), Rachele Ponzellini (WeWorld). Il premio è stato consegnato a “Notes on Displacement” di Khaled Jarrar. Questa la motivazione: “Un viaggio insieme a una famiglia verso l’Europa. Un ritratto molto vivido di cosa significa il percorso migratorio. Sincero e rappresentativo di un grande dramma, permette di immergersi insieme alla famiglia protagonista e al regista, che affronta lui stesso il viaggio. ‘Notes on Displacement’ da voce a chi non ha voce, parla di Palestina senza parlare di Palestina, raccontando cosa significa dover lasciare la propria terra e non veder riconosciuta la propria identità, quel ‘displacement’ che la protagonista Nadira vive due volte. Il film riesce a mostrare uno sguardo reale e senza filtri. Un viaggio che restituisce alcune delle domande che non si chiudono nella narrazione cinematografica: l’odissea delle persone rifugiate è accompagnata in modo organico e completo, e dimostra una volta di più la necessità di una risposta europea al tema. Al pubblico arriva diretto un forte senso di sgomento e rabbia, accompagnato da una necessaria assunzione di responsabilità da cittadine e cittadini europee”.

Anche quest’anno alcuni studenti dei corsi di laurea DAMS e CITEM di Bologna hanno composto la Young Jury. Il Young Critics Award al miglior film del Concorso Internazionale è andato a “The Gullspång Miracle” di Maria Fredriksson, con la seguente motivazione: “Il motivo per cui abbiamo premiato questo film è innanzitutto la sua originalità, dal momento che è in grado di giocare con la concezione canonica del documentario, avvicinandosi al confine con la finzione, senza tuttavia mai varcarlo. Oltre a ciò, abbiamo scelto di valorizzare l’abilità di mescolare vari generi e la specificità dei temi trattati in chiave ironica. Proprio grazie a questa leggerezza, ‘Gullspang Miracle’ è il film che ci ha maggiormente coinvolti”.

Sono stati svelati anche i vincitori dei premi legati ai progetti educativi di Biografilm Festival. Bring The Change è un progetto di Arca di Noè Cooperativa Sociale, realizzato grazie al contributo del Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI), in collaborazione con Biografilm Festival e con SMK Factory, attiva dal 2009 nel campo della produzione e della distribuzione di cinema documentario. Il progetto, un percorso di sette incontri di avvicinamento al linguaggio cinematografico, coinvolge la classe 3ATR dell’Istituto Aldini Valeriani di Bologna e un gruppo formato da beneficiari vulnerabili del progetto SAI e alcune persone del laboratorio occupazionale di Cadriano della cooperativa sociale Arca di Noè. La classe 3ATR dell’Istituto Aldini Valeriani ha consegnato il Bring the Change Award a “The Mind Game” di Sajid Khan Nasiri, Eefje Blankevoort, Els van Driel con la seguente motivazione: “Questo film rappresenta una realtà attuale, quella dei rifugiati, che ha coinvolto in prima persona un adolescente come noi, SK, che ha filmato il suo dramma quotidiano attraverso la tecnologia di un cellulare. Ci ha colpito la sua tenacia e il trauma psicologico che ha vissuto. Il coraggio con il quale SK riesce a raggiungere la sua meta nonostante le difficoltà incontrate, le pressioni, le violenze fisiche e il tempo impiegato (ben due anni) è davvero impressionante. E tutto ciò non ha assolutamente inibito il suo sorriso. Il film mostra quanta fatica facciano tantissime persone per vivere la loro vita in maniera dignitosa rispetto alla loro realtà sociale, e quante persone care possono perdere durante il viaggio verso l’Europa”.

Il laboratorio occupazionale della cooperativa sociale Arca di Noè invece ha optato per un ex aequo per il suo Bring The Change Award, premiando sia “The Mind Game” di Sajid Khan Nasiri, Eefje Blankevoort, Els van Driel sia “Is There Anybody Out There?” di Ella Glendining. La motivazione: “Premiamo entrambi i film perché raccontano entrambi la storia di due persone che hanno dimostrato un grande coraggio di fronte alle difficoltà, due persone con cui ci identifichiamo molto. Sajid è un ragazzo molto giovane e ha intrapreso un viaggio molto pericoloso alla ricerca di una vita migliore, senza mai arrendersi e perdere la speranza. Così è capitato a noi, ragazzi migranti, con difficoltà molto simili e accettando gli stessi sacrifici. Sajid ce la fa anche perché non è solo, ma parte di un gruppo di altri ragazzi che si sostengono l’uno con l’altro. Ci ha colpito anche il modo in cui è narrata la sua storia, con le mappe e i messaggi, proprio come un videogioco che da l’idea che spesso il protagonista non sappia se va nella direzione giusta ma continua ad andare avanti con determinazione. Ella è coraggiosa perché vive nel mondo senza preoccuparsi di quello che pensano le altre persone della sua disabilità fisica. Dimostra che anche con una disabilità si può vivere felici, indipendenti e liberi. L’esperienza di vivere così come si è, accettandosi, è un messaggio molto importante. Spesso le persone disabili vengono viste come persone a cui manca qualcosa, e spesso per questo devono sottoporsi ad interventi invasivi. Anche noi ragazzi sordi ci siamo sentiti così come Ella, forzati a fare un’operazione per noi pericolosa e dolorosa. E invece possiamo dire di no, come fa la famiglia di Ella, e vivere lo stesso una vita piena. Anche noi ragazzi e ragazze di Arca di Noè ci siamo sentiti/e osservati e giudicati, ma abbiamo imparato a non lasciarci intimorire e creare delle belle relazioni”.

Tutta un’altra storia, il progetto educativo d’inclusione sociale dedicato ai ragazzi e ragazze in situazione di marginalità che coinvolge un gruppo di ragazzi dell’Istituto Penale per Minorenni “Pietro Siciliani” di Bologna, ha scelto di assegnare il Tutta un’altra storia Award a “Shabu” di Shamira Raphaëla con la seguente motivazione: “Abbiamo premiato questo film perché è una storia simile alla nostra. Quando uno cade e si fa male si rialza con ancora più voglia di riscattarsi, di dimostrare che ce la può fare. Shabu si è impegnato con la nonna sia per riavere il suo affetto, sia per ripagare la sua auto facendo un party, dove la musica, che è la sua più grande passione, lo aiuterà a trovare la pace con se stesso. Si è impegnato per migliorare nonostante la fatica che deve fare, ha dovuto lottare molto tra alti e bassi ma lo sforzo l’ha ripagato. Shabu è stato coraggioso nell’esporsi, fregandosene di cosa pensavano le altre persone di lui. Grazie alla sua famiglia, che nonostante i problemi che aveva procurato gli è stata sempre accanto, Shabu riesce a realizzare il suo sogno e a farsi perdonare dalla nonna. L’amore unito al talento personale con un pizzico di costanza è il superpotere di Shabu, ed è quello di cui abbiamo bisogno anche noi. Vedere un ragazzo della nostra età arrivare a realizzare i suoi sogni è stato d’ispirazione. Ci auguriamo che questo sia solo l’inizio per Shabu e anche per noi. Speriamo di poterlo incontrare di persona un giorno, per poterci scambiare quattro chiacchiere”.

La giuria Tutta un’altra storia ha deciso di assegnare anche due Menzioni Speciali. La prima va a Sajid Khan Nasiri, co-regista e protagonista di “The Mind Game “di Sajid Khan Nasiri, Eefje Blankevoort, Els van Driel, con la seguente motivazione: “Sei stato e sei ancora una persona molto forte, per quello che hai passato e come l’hai affrontato. Hai capito che arrendersi è una parola che non esiste, soprattutto per persone come noi. Ci teniamo a ringraziarti per aver mostrato la tua vita, con tutte le tue fragilità e tutti i drammi che ti sono successi. Tu sei la prova che il lieto fine può esistere!”. La seconda è per Khadija Sabriye, protagonista di “All You See” di Niki Padidar, perché “tutti noi abbiamo provato sulla nostra pelle cosa vuol dire essere etichettati. Avere uno stigma addosso è qualcosa di difficile da cancellare. È la dimostrazione di come la società può essere malata. Ma il segreto è essere sé stessi nonostante tutto, come fa Khadija. E non farsi opprimere dai giudizi altrui. È ora di migliorare questo mondo. Ringraziamo la regista per aver dato voce a chi, come noi, anche urlando non si sente. Grazie Niki”.

La giuria speciale Arci Ucca, fondata da membri di Arci Ucca, ha consegnato il premio di distribuzione “L’Italia che non si vede. Rassegna Itinerante di Cinema del Reale” e 1.000 euro al miglior film del Concorso Biografilm Italia. Il vincitore è “After the Bridge” di Davide Rizzo e Marzia Toscano “per la capacità non comune di passare con naturalezza dalla Storia con la esse maiuscola alla storia di una donna, da una dimensione pubblica a un’altra molto personale e privata. Lontano da scorciatoie o tentazioni ideologiche e di propaganda, l’opera diventa stimolo di discussione profonda attraverso elementi sociali, politici, religiosi, umani all’interno di una cornice linguistica curata e solida”.

Il premio di distribuzione TOP DOC – Il bello del documentario, consegnato dalla giuria composta dai content creator Eugenia Fattori, Alessandro Redaelli ed Elisa Pellegrino, va a “The Land You Belong” di Elena Rebeca Carini per il miglior film del Concorso Biografilm Italia. La motivazione: “Per il coraggio di mettersi in gioco, affrontando un tema complicato senza la pretesa di rendere assoluto il punto di vista dell’autrice. Per la delicatezza e l’empatia nella gestione di una storia personale, senza giudizio né condanna. Per lo sguardo consapevole nel ritmo e la messa in scena, il cui valore risiede anche nella sua natura da esordio. ‘The Land You Belong’ ci lascia con la grande curiosità di vedere cosa farà Elena Rebeca Carini col suo cinema, dopo questo primo film”. Il film riceverà una distribuzione digitale della durata di dodici mesi su TOP DOC Prime Video Channel.

La Menzione Speciale TOP DOC – Il bello del documentario è stata assegnata a “L’Inganno” di Sebastiano Luca Insinga “per un’estetica che riesce a catturare l’essenza di una tradizione che si avvicina alla sua scomparsa, attraverso un punto di vista inedito, che lascia da parte ogni ipocrisia in funzione di chi racconta”.

Infine, il Premio DocPoint Helsinki, premio assegnato da Sini Hormio, Head of Industry, Impact and Outreach di DocPoint Helsinki Documentary Film Festival, al miglior film del Concorso Biografilm Italia, va a “Geology of Separation” di Yosr Gasmi e Mauro Mazzocchi, con la seguente motivazione: “Il film è una combinazione perfetta di forma e contenuto. Risuona oltre i confini come il buon cinema dovrebbe fare. È cinematografico e dà coraggiosamente allo spettatore spazio e tempo per pensare. È un film destinato a essere visto sul grande schermo e sono felice di invitarlo a partecipare al programma di DocPoint 2024”. Il film farà parte del programma di DocPoint Helsinki 2024 e i registi saranno ospiti del festival.

L’Audience Award | Concorso Internazionale 2023, premio per il miglior film del Concorso Internazionale, va a “Sconosciuti Puri” di Mattia Colombo e Valentina Cicogna. Il documentario è dedicato alla figura della Dottoressa Cristina Cattaneo che da anni si impegna affinché la dignità dei defunti venga rispettata.

L’Audience Award | Biografilm Italia 2023, premio per il miglior film del Concorso Biografilm Italia, è consegnato a “After the Bridge” di Davide Rizzo e Marzia Toscano. La vita di Valeria Collina è sconvolta dalla morte del figlio Youssef, membro di un commando jihadista, ucciso durante un attacco terroristico a Londra.

L’Audience Award | Biografilm Contemporary Lives 2023 per il miglior film di Contemporary Lives va a “Bigger Than Trauma” di Vedrana Pribačić. 25 anni dopo la guerra nella ex Jugoslavia, Katica, Ana e Marija, rielaborano il trauma delle violenze sessuali subite, attraverso un programma di terapia e di empowerment dedicato alle donne serbe e croate vittime di crimini di guerra.

L’Audience Award | Biografilm Art & Music 2023 per il miglior film di Art & Music è “Luci per Ustica” di Luciano Manuzzi. Partendo dall’installazione di Christian Boltanski nel Museo per la memoria di Ustica di Bologna, il film vuole ricordare e mantenere accesa l’attenzione sulle 81 vittime della tragedia del DC9 abbattuto il 27 giugno 1980.

Infine, l’Audience Award | Biografilm Beyond Fiction – Oltre la Finzione 2023 va a “Houria” di Mounia Meddour. Houria è una talentuosa ballerina che una notte subisce una violenta aggressione e si risveglia in ospedale traumatizzata. Circondata da una comunità di donne, troverà un significato nella sua vita includendo la danza nella ricostruzione e sublimazione di corpi feriti.

Sito Ufficiale: www.biografilm.it

 

 

 

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