Un premio che fa bene all’Italia e al suo cinema. L’unico film italiano in concorso al 65° Festival di Cannes, “Reality” di Matteo Garrone, ha vinto il Grand Prix, uno dei premi più importanti della prestigiosa kermesse, bissando il successo ottenuto con “Gomorra” nel 2008, che gli valse lo stesso riconoscimento. Una vittoria importante quella di Garrone, che si aggiunge a quella dei fratelli Taviani al Festival di Berlino con “Cesare deve morire”. Due film certamente diversi ma accomunati, oltre che da due prestigiosi premi, dal fatto di avere come protagonisti dei carcerati.
Ad aggiudicarsi la Palma d’oro è stato “Amour” di Michael Haneke, anche lui già vittorioso a Cannes con lo stesso premio ottenuto tre anni fa per “Il nastro bianco”. Il cineasta entra così nell’esclusivo circolo di quelli premiati due volte nella loro carriera con il prestigioso riconoscimento cannense; del club fanno parte anche Francis Ford Coppola, Shohei Imamura, Emir Kusturica, Bille August ed i fratelli Dardenne. Dato per favorito sin dalla prima visione, il film del regista austriaco racconta una storia di vecchiaia e amore con protagonisti Jean Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva. L’assegnazione del premio è stata accompagnata da una lunga standing ovation che ha provocato la commozione dell’ottantunenne Trintignant, star del cinema francese, tornato con “Amour” sul set cinematografico dopo averlo lasciato per il teatro molti anni fa. “Prima di dare il premio ho voluto ricordare il contributo di questi due attori, anche perché la Palma d’oro è incompatibile con altri premi. – ha spiegato Nanni Moretti nel corso della conferenza stampa di conclusione – E per molti giurati era giusto premiare anche loro come miglior attore e attrice, ma non era possibile”. Due frasi del presidente di Giuria che hanno fatto capire come quella degli attori sia stata una seconda scelta rispetto a Trintignant e Riva.
Ottengono dei premi anche gli apprezzati “The Hunt” di Thomas Vinterberg e “Beyond The Hills” di Cristian Mungiu, che piazzano nel palmares i rispettivi interpreti maschile e femminile: l’attore danese Mads Mikkelsen per il suo ruolo di un uomo ingiustamente accusato di aver molestato un bambino, e, pari merito, Cristina Flutur e Cosmina Stratan nei panni di una suora e della vittima di un esorcismo. Il film del romeno Mungiu ha ottenuto anche il premio alla sceneggiatura. Quello per la miglior regia è andato al messicano Carlos Reygadas per “Post Tenebras Lux”, ispirato la libro di Giobbe della Bibbia. Premio della Giuria al film di Ken Loach “The Angel’s Share”.
Altri premi assegnati: Camera d’or (migliore opera prima) a “Beasts Of The Southern Wild” di Benh Zeitlin, presentato nella sezione Un Certain Regard; Palma d’oro per il miglior cortometraggio a “Sessiz-Be Deng (Silent)” di L. Rezan Yesilbas. Oltre ai film di Haneke, Mungiu e Vinterberg, ad ottenere grandi consensi di critica è stato “No” di Pablo Larrain, vincitore della sezione Quinzaine des Réalisateurs. Interpretato da Gael Garcia Bernal, il film racconta del referendum del 1988 in Cile che pose fine al regime dittatoriale di Augusto Pinochet.
A caratterizzare quest’edizione è stato un palmares di registi già premiati alla prestigiosa kermesse: da Haneke a Mungiu, che vinse la Palma d’oro nel 2007 con “4 mesi, 3 settimane e 2 giorni”, da Carlos Reygadas, cui andò il Premio della Giuria nel 2007 per “Luz Silenciosa”, a Ken Loach, che nel 2006 vinse la Palma d’oro per “Il vento che accarezza l’erba”, fino a Garrone.
“’Reality’ non l’ho votato solo io – ha raccontato Moretti in conferenza stampa commentando il Grand Prix al film di Garrone – Alcuni giurati sono stati colpiti dalla miscela di humour e dramma, che ha ricordato il rinnovamento della tradizione della commedia all’italiana”.
Un’edizione, questa 65°, che ha deluso gli addetti ai lavori per la qualità delle pellicole in concorso nonostante nomi di registi di richiamo come quelli di Cronenberg, Hillcoat, Kiarostami, Resnais, Audiard, Garrone e Loach, non tutti all’altezza delle aspettative stando a quanto si è appreso dalla stampa accreditata. Ma un aspetto altrettanto importante di Cannes è quello del glamour. Star indiscusse quest’anno sono state Nicole Kidman, Brad Pitt, ma anche la coppia di “vampiri” Kristen Stewart e Robert Pattinson, arrivati sulla croisette per presentare, rispettivamente, “On the road” e “Cosmopolis” di cui sono interpreti. Dal mondo della musica sono arrivati sul red carpet Sting, Kylie Minogue e Macy Gray.
Protagonista della kermesse, aldilà dell’importante riconoscimento ottenuto, è stato anche il cinema italiano, presente in tre sezioni del festival (“Reality” di Garrone in concorso, “Io e te” di Bernardo Bertolucci fuori competizione e “Dracula 3D” di Dario Argento tra le proiezioni di mezzanotte) e rappresentato dal Presidente della giuria Nanni Moretti che, per l’occasione, è stato anche insignito della prestigiosa Legion d’onore francese.
A portare i film vincitori sui grandi schermi italiani saranno la Bim, che distribuirà i film di Mungiu, Vinterberg e Loach, la Teodora (quello di Haneke), Rai e Fandango (“Reality” di Garrone) e la Archibald (“Post Tenebras Lux”).