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“Il quadro malato” di Rubini e Ferrandini in prima assoluta nella Sala Casella della Filarmonica Romana

A seguire incontro con gli autori coordinato da Enrico Cortesi

“Il quadro malato” è il titolo del nuovo lavoro di Sergio Rubini e Pierluigi Ferrandini che sarà proiettato in prima assoluta mercoledì 26 giugno 2013 nella Sala Casella della Filarmonica Romana. “Racconto di una performance”, come lo hanno definito gli autori, “Il quadro malato” si inserisce nel giorno dedicato all’indissolubile binomio di Eros/Thanatos della rassegna “Il bosco di Eros”, stagione estiva dell’Accademia Filarmonica Romana dedicata alla scoperta dei mille volti del dio che conquista.

Realizzato con i veri protagonisti della vicenda, nella pellicola ritroviamo un chirurgo (Massimo Martelli), un pittore (Lorenzo Indrimi), un suo quadro (una tela rossa macchiata da un’ombra azzurra) e una malattia. Martelli decide di assecondare un sogno di Indrimi (cui il professore aveva diagnostico un tumore) operando in una sala di un grande ospedale romano un suo quadro “malato”: “ho fatto un sogno – gli aveva confessato Indrimi – un mio quadro ha un tumore. Devi operare lui, non me”. Ed ecco allora Martelli acconsentire alla richiesta del pittore: “ho davvero operato il suo quadro – ci racconta il chirurgo – con pinze, garze e fili, affascinato dall’aspetto rituale, sciamanico di questo trasferimento del male da se stesso a una propria opera. E perché, dopo molti anni di carriera, sono convinto che nelle nostre malattie ci sia qualcosa che ci sfugge”.

“Come regista – racconta Sergio Rubini – sono stato al gioco perché il mio lavoro mi impone di registrare le cose che avvengono nella realtà: per uno che fa il mio mestiere questa vicenda si è rivelata una rarissima opportunità. Indrimi ha messo la propria vita a disposizione di una sua opera d’arte, tentando in questo modo una sciamanica via di salvezza. È la capacità dell’artista di andare fuori di sé, di andare oltre. In questo caso, per riuscire ad attraversare il male, a stanarlo, a narrarlo, facendolo diventare parte di una trama, di una tela vissuta. Crediamo che sia questa la sola chiave possibile per provare a comprendere quanto è successo: nel film si vede un quadro sotto i ferri in una sala operatoria. Ma come chiamare il filmato che abbiamo, tutti assieme, realizzato: documentario, corto, docu-film, fiction, realtà? È soltanto la prova documentata di un evento realmente accaduto”.

“Prima e dopo il filmato – fanno sapere gli organizzatori dell’evento – ascolteremo una trascrizione per bayan dell’Adagio da La morte e la fanciulla di Franz Schubert e Ombraomaggio a Lorenzo Indrimi del giovane compositore Domenico Turi, solista Saria Convertino (bajan)”.

Biglietto: 12 euro.

Per maggiori informazioni: www.filarmonicaromana.org

 

 

 

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